L’inquinamento in l’Italia

L’inquinamento atmosferico è al momento una delle più grandi minacce ambientali per la salute umana in Italia, in Europa e nel mondo. Anche se la qualità dell’aria sta migliorando e l’emissione di tutti i principali inquinanti atmosferici nell’Unione europea sta diminuendo nel tempo, secondo molti esperti, l’inquinamento dovrebbe essere percepito come la seconda più grande minaccia ambientale dopo il riscaldamento globale.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente stima che nel 2019 circa il 97% della popolazione europea che vive nelle aree urbane è stata esposta a livelli di particolato ritenuto dannoso per la salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

L’inquinamento atmosferico avrebbe causato, nell’arco del solo 2019, circa 440.000 morti premature in Europa, di cui 364.000  nell’Unione Europea a 27 Stati. Di seguito una lista dei Paesi Europei con più morti premature correlate all’inquinamento nel 2019 secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, suddivisa per agente inquinante.

L’Italia al 2019 risulta essere il primo Paese dell’Unione Europea per decessi prematuri dovuti all’inquinamento. Nel 2019 sono state registrate in Italia circa 63.700 morti premature legate al fenomeno (erano 76.200 nel 2017 e 65.700 nel 2018). Il danno economico legato all’inquinamento (stimato in costi sanitari e giorni di lavoro persi), solo in Italia, oscilla tra 50 e 140 miliardi di euro all’anno ogni anno. Per approfondire la principali cause di morte in Italia puoi leggere questo articolo.

Le città italiane più inquinate

In dieci anni, la concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria delle città italiane è leggermente migliorata, ma i dati rilevati non sono confortanti. Nel 2021 su 102 capoluoghi di provincia analizzati, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Di seguito i dati 2021 relativi alle concentrazioni medie annuali di PM10, PM2.5 (la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute) e NO2. Il limite OMS di concentrazione medio per il PM10 è di 15, per il PM2.5 è di 5, per il NO2 è di 10.

Com’è possibile evincere dai dati, le criticità risultano diffuse su tutto lo Stivale, dunque urgono importanti politiche a livello nazionale, anche se il Nord Italia sembra generalmente più colpito. Per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti OMS, le città italiane dovranno ridurre mediamente del 33% le concentrazioni di PM10, del 61% quelle di PM2.5, del 52% quello di NO2.

Le fonti di emissioni inquinati sono essenzialmente tre: i trasporti, gli impianti di riscaldamento / raffrescamento, l’industria (compresa quella agroalimentare). Per gli esperti servirebbero interventi profondi in ognuno di questi settori, con dei conseguenti cambiamenti radicali nello stile di vita dei cittadini.

Trasporti

I veicoli in circolazione in Italia al 31 dicembre 2019 risultano circa 52,4 milioni (+1,4% in un anno). Si parla di 39,5 milioni di autovetture, 6,9 milioni di motocicli e 5,7 milioni di veicoli commerciali e industriali. L’Italia è uno dei Paesi europei con i più alti tassi di motorizzazione. Nel grafico sottostante si osservi il numero di auto per 1.000 abitanti in Europa dal 1990 al 2019. Il dato italiano stride fortemente con le tendenze relative al futuro della mobilità, che diventa sempre più condivisa.

In ambito trasporti, l’Italia dovrebbe ripensare l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città; creare ampie zone con velocità massima bassa, nuovi spazi verdi, zone centrali a pedaggio, più vaste aree a emissioni limitate; incentivare l’uso di mezzi di trasporto pubblici (possibilmente elettrici), la mobilità condivisa e spingere maggiormente l’acquisto di auto che usano parzialmente o non usano fonti fossili, come ribadito nell’articolo che indaga la mobilità del futuro.

Infine, occorrerebbero pesanti interventi mirati alla riduzione delle emissioni da porti e aeroporti. La costruzione di banchine portuali elettrificate, l’incentivazione all’uso di aerei/navi a più basso impatto ambientale, l’istituzione di una tassazione per attracchi/decolli proporzionale alle emissioni nocive… sono alcuni dei provvedimenti che in parte l’Italia sta adoperando, ma andrebbero potenziati.

Riscaldamento e raffrescamento domestico

Per quanto riguarda i sistemi di riscaldamento e raffrescamento, occorrerebbe continuare ad incentivare l’acquisto di prodotti che non prevedano o prevedano solo parzialmente l’uso del gas. In questo frangente, insistere in una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla diffusione delle misure strutturali (come il “Bonus 110%”) appare la strada corretta. In parallelo, si dovrebbe prevedere la disincentivazione di stufe a pellets e biomasse.

Secondo Assotermica, nel 2019, risultano installate 19 milioni di caldaie in Italia. La maggior parte di esse sarebbe caratterizzata da bassi rendimenti ed emissioni elevate. Appare dunque importante migliorare il censimento a livello regionale e nazionale di tutti i generatori di calore, sia per sottoporre a controlli e revisione stufe e canne fumarie, sia per meglio programmarne la sostituzione nel tempo.

Industria e agricoltura

Per quanto riguarda l’industria, l’agricoltura e la zootecnia, è fondamentale incentivare l’applicazione di moderne tecnologie pulite. Ciò si può realizzare istituendo l’obbligatorietà di programmi di innovazione e riconversione dei siti maggiormente inquinanti, incentivando l’installazione di sistemi di monitoraggio continuo sulle fonti emissive.

In particolare, per la zootecnia, occorrerebbe concentrarsi sul miglioramento della gestione dei liquami zootecnici. L’ammoniaca, reagendo in atmosfera, forma infatti materiale particolato e ben il 94% delle emissioni di ammoniaca proverrebbe dal settore agricolo, secondo Legambiente.

Abbattere l’inquinamento in Italia

Gli interventi appena menzionati risultano costosi e complessi e incidono profondamente sulla quotidianità di milioni di cittadini e imprese. Non tutta la popolazione è pronta culturalmente a questi cambiamenti. La tecnologia non è ancora sviluppata a tal punto da favorire la transizione energetica di interi settori. Gli Stati non dispongono di capitoli di spesa pubblica così ingenti da realizzare riconversioni su larga scala in tempi brevi.

Tuttavia, se si vorrà garantire determinati standard di benessere dei cittadini e affrontare seriamente il tema del riscaldamento globale, nei prossimi anni, occorrerà mettere al centro dei programmi di sviluppo la sostenibilità ambientale. Ciò dovrà avvenire a livello nazionale, ma anche a livello sovranazionale per ottenere i risultati sperati. Per approfondire il tema si consiglia di leggere l’articolo sull’energia del futuro.

TAKE AWAY

► L’inquinamento atmosferico ha causato, nel 2019, circa 440.000 morti premature in Europa, di cui 364.000 nell’Unione Europea a 27 Stati e oltre 63.700 solo in Italia. Il Bel Paese risulta uno dei Paesi europei più colpiti dal fenomeno.
► In termini di sforamento di concentrazione di agenti inquinante, si ravvisano nel 2021 criticità in tutto il territorio italiano, anche se il Nord pare più colpito. Per arginare l’inquinamento si dovrebbero prevedere interventi articolati e costosi su tre fronti: trasporti, impianti di riscaldamento/raffrescamento e industria.
► Vista la complessità del tema, che incide profondamente sulla organizzazione dell’intera società, occorrerà uno sforzo titanico a livello nazionale e internazionale.

Fonti:
Legambiente – Mal’aria di città 2022 – Febbraio 2022
Agenzia europea per l’ambiente – Air quality in Europe 2021 Report – Dicembre 2021
EUROSTAT – Passenger cars per 1000 inhabitants – Giugno 2021
Ufficio Studi ANIMA e Assotermica – Studio Statistico 2020 – 2021