Il settore agroalimentare in Italia

Nel 2020 il settore agroalimentare, che include il primario (agricoltura, silvicoltura e pesca) e l’industria agroalimentare, è valso in Italia il 4,3% del PIL (era il 4,1% nel 2019): il settore primario ha contribuito per il 2,2% (come nel 2019) e l’industria alimentare per il 2,1% (l’1,9% nel 2019). Se si include l’intera filiera alimentare nazionale con il relativo indotto, il settore supera il 10% del PIL. All’interno del settore agroalimentare in Italia si possono contare circa 1,2 milioni di addetti a tempo pieno.
Oltre ad essere importante a livello domestico, il comparto agroalimentare risulta uno degli elementi di traino per l’economia all’estero, essendo portatore del Made in Italy in tutto il mondo.
Per quanto riguarda il commercio, si parla di circa 45 miliardi di export nel 2020 (oltre il +50% dal 2008).

L’impatto della pandemia

Sebbene, durante la pandemia da Covid-19, il settore agroalimentare in Italia sia rientrato tra quelli definiti come essenziali e dunque non direttamente soggetto alle restrizioni, le aziende agricole hanno dovuto affrontare difficoltà più o meno rilevanti a seconda dei canali commerciali utilizzati, dei mercati di riferimento, del grado di dipendenza dai fattori produttivi esterni e delle aree di localizzazione.

Nel 2020 il complesso del comparto agroalimentare ha registrato, per la prima volta dal 2016, una diminuzione del valore aggiunto (-1,2% a prezzi correnti e -4% in volume). Un vero peccato se si pensa che in passato il settore era cresciuto più del resto del PIL nazionale e del manifatturiero italiano in generale; nel 2018 aveva registrato +6,9% di export rispetto al 2017, mentre la media del manifatturiero nazionale era cresciuta del +2,7%.

Nel 2020, la produzione di olio di oliva ha subìto il maggiore ridimensionamento (-14,5%), mentre è aumentata la produzione di frutta (+3,7%), cereali (+3%), latte (+2,7%) e ortaggi (+0,2%). Gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno colpito fortemente le attività secondarie di supporto (agriturismo, commercializzazione, controterzismo…) con un -20,3%, il settore florovivaistico (-8,4%) e i servizi di supporto all’agricoltura (-4,1%).

Prospettive future per il settore

Nel 2021 il settore non ha beneficiato del generale clima di ripresa che ha caratterizzato il secondo anno della pandemia da Covid-19. Nel 2021 l’economia agricola è stata fortemente colpita da fattori climatici avversi e da un rilevante incremento dei costi di produzione. I volumi produttivi sono ulteriormente diminuiti (-0,4%) rispetto al 2020 e il ha indotto un nuovo calo del valore aggiunto dello 0,8%. Ciononostante, segnali positivi sono arrivati dai dati su occupazione e redditi agricoli; anche il comparto agroalimentare ha segnato una crescita in volume del 2,4%.

Dall’inizio degli anni 2000 a oggi l’input di lavoro misurato in ULA (unità di lavoro a tempo pieno), ha subìto un drastico ridimensionamento, passando da quasi 1,5 milioni di unità nel 2000 a poco più di 1,2 milioni nel 2021. Un altro aspetto rilevante dell’occupazione nel settore di agricoltura, silvicoltura e pesca è l’alto tasso di irregolarità dell’input di lavoro impiegato. Per i dipendenti, il tasso di irregolarità medio del periodo 2000-2019 è pari al 35,6%, oltre il doppio di quello del totale economia (15,3%).

Nel 2022, la guerra in Ucraina ha annullato ogni possibile previsione: l’inasprimento dei rincari delle materie prime energetiche e le nuove difficoltà di approvvigionamento delle imprese, in aggiunta alle preesistenti strozzature all’offerta, potrebbero provocare conseguenze a lungo termine per l’agricoltura italiana.

La situazione contingente impone da un lato la necessità di attuare una serie di interventi di emergenza per sostenere la liquidità e ridurre i costi delle aziende e dall’altro di accelerare la realizzazione del PNRR. Tale piano, nato con l’obiettivo di supportare l’Unione Europea ad uscire dalla crisi pandemica mondiale, rappresenta una opportunità anche per superare gli effetti socio-economici determinati dalla guerra.

Qualità, tracciabilità, sicurezza e sostenibilità

A prescindere dalle performance negative del 2020 e 2021, il settore agroalimentare è uno dei più importanti in Italia. I segreti del suo successo sono da ricercarsi in vari elementi:

  • nell’oggettiva buona qualità dei prodotti;
  • nella trasparenza in etichetta e dei processi produttivi;
  • nella solida collaborazione tra industria e produzione agricola;
  • nel racconto sui mercati mondiali delle eccellenze alimentari, che ne esaltano l’ottima reputazione in termini di qualità, sicurezza, tradizione e sostenibilità.

Le affermazioni in merito alle eccellenti qualità dei prodotti alimentari italiani sono suffragate dal sistema delle Indicazioni Geografiche dell’Unione Europea. Quest’ultimo riconosce tre etichettature per gli alimenti di qualità:

  • DOP, acronimo di Denominazione d’Origine Protetta (Protected Designation of Origin, PDO). In questo caso le qualità e le caratteristiche degli alimenti sono dovute esclusivamente alla circoscritta e ben delimitata zona di produzione. Es.: Aceto Balsamico di Modena, Parmigiano Reggiano;
  • IGP, acronimo di Indicazione Geografica Protetta (Protected Geographical Indication, PGI). In questo caso l’alimento ha almeno una caratteristica legata ad un territorio delimitato, ma alcune fasi della produzione possono avvenire presso altre zone; si rispettano comunque determinati disciplinari di produzione. Es.: mortadella di Bologna o abbacchio Romano;
  • STG, acronimo di Specialità Tradizionale Garantita (Traditional Specialities Guaranteed, TSG). In questo caso l’alimento non ha alcuna relazione con una zona di produzione specifica, ma possiede caratteristiche che lo distinguono nettamente dai prodotti analoghi. Es.: amatriciana, mozzarella, pizza napoletana.

Per quanto riguarda i vini e le altre bevande alcoliche, si possono distinguere in Italia, in ordine discendete di qualità, i prodotti DOCG (di Denominazione di Origine Controllata e Garantita), DOC (di Denominazione di Origine Controllata) e IGT (di Indicazione Geografica Tipica). I DOCG e i DOC rientrano nell’etichettatura europea PDO, gli IGT rientrano nell’etichettatura europea PGI.

Un confronto tra Paesi

Di seguito i Paesi Europei più importanti in agricoltura, elencati per produzione e valore aggiunto creato tramite l’attività agricola nel 2020. I dati sono espressi in milioni di euro.

Nel 2020 l’Italia si conferma il primo Paese europeo per valore aggiunto nell’agricoltura e il terzo per valore della produzione.

Di seguito i 15 Paesi con più alimenti certificati (PDO e PGI) dal sistema dell’Unione Europea, a Giugno 2022. Nel grafico si può filtrare per alimenti o vini.

L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica protetta riconosciuti dall’Unione europea; si tratta di 314 prodotti alimentari e 526 vini. I settori con il maggior numero di riconoscimenti sono: vini, ortofrutticoli e cereali, formaggi, oli extravergine di olive, preparazioni di carni e carni fresche. Emilia-Romagna e Veneto sono le regioni con più DOP e IGP. Gli operatori certificati in tutt’Italia a fine 2018 risultano più di 85.000.

Problematiche e potenzialità del settore agroalimentare in Italia

A minare il successo riscosso da tale settore vi sono alcune criticità. Sono moltissime le aziende straniere che, con denominazioni o immagini che evocano il Bel Paese, vendono alimenti sui mercati internazionali spacciandoli per italiani. Tale fenomeno, definito Italian Sounding, sottrarrebbe all’export italiano ben 60 miliardi di euro annui. Per fronteggiare tale problema, è importante proseguire l’attività di contrasto istituzionale, potenziare il sistema dei controlli e continuare ad investire sul marchio Made in Italy in ambito globale.

Quella del presidio dei mercati internazionali non è però l’unica battaglia da combattere:

  • in generale si riscontra una buona predisposizione all’esportazione (oltre il 30% delle realtà nel 2019 realizzava il 50% dei propri ricavi all’estero). Eppure, solo il 30% delle aziende aveva investito sul canale e-commerce. Il fenomeno della trasformazione digitale sta investendo qualsiasi mercato: anche le aziende agroalimentari dovrebbero rivolgersi ai canali di vendita online. La pandemia da Covid-19 ha dato un forte impulso in questo senso: nel 2020 si registra ad esempio un +74,9% di e-commerce attivi nel mondo delle bevande alcoliche;
  • dal punto di vista della redditività e della solidità finanziaria, vi sono filiere robuste (caffè, food equipment, distillati, farine); altre che evidenziano alcune criticità (vino, pasta, surgelati, packaging e acqua); altre piuttosto deboli (salumi, olio e latte). Per rendere il settore ancora più competitivo all’estero, le buone pratiche manageriali che hanno raggiunto buoni risultati in certe filiere dovrebbero essere estese ovunque;
  • in media, come nel settore manifatturiero, si registra una bassa produttività e un ricorso fisiologico al lavoro in nero; questo elemento potrebbe rivelarsi nel lungo periodo un grande pericolo in termini di competitività;
  • come già accennato, la politica dovrà implementare una serie di importanti misure pubbliche per alleviare gli effetti della pandemia da Covid-19 e della guerra in Ucraina.

TAKE AWAY

► Il comparto agroalimentare risulta uno degli elementi di traino per l’intera economia all’estero; è uno dei maggior ambasciatori del Made in Italy nel mondo. Il peso sul PIL del settore è superiore al 4%, ma supera il 10% se si considera l’intera filiera alimentare. Agricoltura, silvicoltura e pesca hanno sviluppato nel 2021 oltre 64 miliardi di euro in termini di produzione e quasi 35 miliardi in termini di valore aggiunto.
► Nel 2022 l’Italia è il Paese con il maggior numero di alimenti certificati DOP e IGP; nel 2020 è il primo per valore aggiunto nell’agricoltura. Il settore agroalimentare è dunque fondamentale in Italia, sia in termini qualitativi, sia quantitativi.
► Non mancano però alcune importanti criticità. Il fenomeno dell’Italian Sounding sottrae indebitamente un’imponente fetta di export alle imprese italiane. Gran parte delle imprese del settore risultano carenti in termini di internazionalizzazione e produttività. Infine, occorrerà mitigare con attenzione gli effetti generati sul comparto dalla pandemia da Covid-19 e dalla guerra in Ucraina.

Fonti:

ISTAT – Economia e legislazione agricola – Aprile 2022
Commissione EuropeaeAmbrosia: the EU geographical indications register – Luglio 2021
Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Prodotti DOP, IGP e STG – Luglio 2021
Area Studi Mediobanca – Vino e spirits: le sfide di un’eccellenza italiana – Luglio 2021
UNISG & Ceresio Investors – Food Industry Monitor – Giugno 2019
ISTAT – L’andamento dell’economia agricola – Maggio 2021
ISTAT – I prodotti agroalimentari di qualità – Dicembre 2018