Struttura dell’economia italiana

Nell’articolo si cercherà di fare luce sui settori più importanti dell’economia italiana. Quest’ultima valeva circa 1.781 miliardi di euro nel 2021. Per il 2021 si è registrata un forte rimbalzo dell’economia (+6,6%) dopo la recessione del 2020, pari a circa il 9% del Prodotto Interno Lordo, che si era verificata a causa della crisi sanitaria. Anche nel 2022 si prevede una crescita oltre il 3,5%. L’Italia è attualmente l’ottava economia mondiale in termini di PIL nominale.
Nella figura sottostante si possono osservare i pesi percentuali dei tre principali settori economici all’interno del PIL italiano e sull’occupazione totale, dal 1960 al 2021. Il primario include agricoltura, pesca, allevamento e selvicoltura; il secondario, industria e costruzioni; il terziario, il mondo servizi.

Sul PIL del 2021, il primario è valso circa il 2%, il secondario il 25% (costruzioni il 5% e l’industria in senso stretto il 20%) e il mondo dei servizi il 73%. Sull’occupazione, rispettivamente il 4%, il 23% e il 73%. Tali proporzioni sono in linea con quelle osservate in media nell’Unione Europea e nei Paesi sviluppati.

In generale, l’Italia è un Paese caratterizzato da un grande numero di imprese di piccole dimensioni. Le realtà con 0-9 addetti rappresentavano, nel 2020, circa il 95% delle imprese attive e il 43,7% degli occupati totali. Nello stesso anno, le grandi imprese (250 addetti e oltre) rappresentavano appena lo 0,1% delle imprese, ma il 23% degli occupati totali.

Il settore primario in Italia

Superati gli effetti della crisi pandemica, nel 2022 c’è il pieno recupero delle attività secondarie e dei servizi agricoli, ma la ripresa è frenata dal sostenuto rialzo dei prezzi degli input e dalla siccità. La produzione dell’agricoltura si riduce dello 0,7% in volume. Scendono anche il valore aggiunto (-1%) e le unità di lavoro (-1,4%).

Gli eventi climatici hanno condizionato le produzioni, con basse temperature primaverili, eccezionali ondate di calore nel periodo estivo e pressoché totale assenza di precipitazioni e un clima caldo e asciutto che si è protratto per gran parte dell’anno in molte aree del Paese.

Notevole l’incremento dei prezzi dei prodotti venduti (+19,1%) e ancora più rilevante quello dei prezzi dei prodotti impiegati (+23,6%). Si riduce la produzione di olio (-17%) e cereali (-10,4%) mentre l’annata è favorevole per frutta (+6,8%) e florovivaismo (+1,1%); stabile il settore zootecnico.

Nell’Unione Europea, l’Italia occupa il secondo posto per valore aggiunto prodotto in agricoltura con 38,4 miliardi dopo la Francia (43,5 miliardi di euro) e prima di Germania (30,9 miliardi) e Spagna (28,5 miliardi).

Le aziende attive nel primario e secondario

Nel grafico sottostante è possibile osservare una panoramica sulla composizione dei settori industriali italiani al 2019. Il primario è considerato all’interno dell’industria manifatturiera agroalimentare. Il numero di imprese è un valore medio annuo. La dimensione media è calcolata come numero medio di occupati per impresa. La redditività è calcolata come valore % del margine operativo lordo sul totale del valore aggiunto.

La componente principale del secondario italiano è l’industria manifatturiera, in termini di valore aggiunto (oltre il 71%) e numero di lavoratori (oltre 3,7 milioni). In Europa, il valore aggiunto della manifattura è secondo solo a quello della Germania. L’attività manifatturiera si caratterizza in Italia per essere fortemente votata all’export. Il settore delle costruzioni risulta il primo per numero di imprese: quest’ultime si caratterizzano per un forte nanismo (2,7 dipendenti per impresa). Il settore della fornitura di energia risulta il primo per redditività.

L’industria manifatturiera italiana

Nel grafico sottostante, aggiornato al 2019, si propone un focus sull’industria manifatturiera, che, come si è visto, rappresenta l’attività più importante dell’industria italiana.

In termini di valore aggiunto, tra le attività manifatturiere, il settore della fabbricazione dei macchinari e apparecchiature è il più importante. Quest’ultimo risulta il secondo per numero di lavoratori occupati, dietro la fabbricazione di prodotti in metallo, e secondo per quota di esportazioni sul fatturato, dietro all’industria dei prodotti farmaceutici.
I macro-settori più redditizi risultano essere, in ordine, quelli dell’industria delle bevande, dei prodotti farmaceutici e dei prodotti chimici.

L’industria alimentare, come già scritto, rappresenta un’importante industria nell’ecosistema italiano. I lavoratori impiegati nel settore risultano oltre 415.000, ma è l’industria dei prodotti in metallo quella con più occupati: quasi 550.000.

Le industrie manifatturiere chiave per il made in Italy

Per quanto riguarda il comparto della moda, se si addiziona l’industria dell’abbigliamento a quella degli articoli in pelle e dell’industria tessile, si supera il 9% del valore aggiunto del manifatturiero, circa 460.000 lavoratori e ad un valore medio di esportazioni sul fatturato superiore al 40% sul fatturato. Le industrie della moda e dei mobili hanno contribuito a costruire nel mondo la potenza del brand Made in Italy e, per tale motivo, risultano tra i settori più importanti dell’economia italiana.

Tra i settori più importanti dell’economia italiana nel secondario troviamo anche l’industria delle bevande, della chimica, della farmaceutica, dei macchinari e dei mezzi di trasporto. Quest’ultimi settori risultano tra i più competitivi. Si tratta, in generale, di settori che presentano valori mediamente elevati di dimensione aziendale, produttività, propensione all’internazionalizzazione e all’innovazione.

Il mondo dei servizi

Per quanto concerne il settore terziario, nel grafico sottostante, è possibile osservarne una panoramica aggiornata al 2019. Il numero di imprese è un valore medio annuo. La dimensione media è calcolata come numero medio di occupati per impresa. La redditività è calcolata come valore % del margine operativo lordo sul totale del valore aggiunto.

Le dimensioni medie delle imprese del terziario risultano più ridotte di quelle del secondario. Tra i settori più importanti dell’economia italiana nell’ambito dei servizi troviamo quello del commercio, per valore aggiunto (oltre il 30%), numero di lavoratori (oltre 3,4 milioni) e numero di imprese (oltre 1 milione). Imponenti sono però anche il settore del trasporto e magazzinaggio, delle attività professionali, dei noleggi, delle agenzie di viaggio e di supporto all’imprese, dei servizi di alloggio e ristorazioni. Questi quattro settori impiegano più di 1.100.000 addetti ciascuno.

Il settore delle attività immobiliari risulta essere il primo per indice di redditività e investimenti. In entrambe le classifiche il secondo settore è quello dei servizi di informazione e comunicazione. All’interno di quest’ultimo, il ramo più importante per valore aggiunto e numero di lavoratori è rappresentato dall’ambito della consulenza informatica e delle software house.

TAKE AWAY

► Sul PIL del 2021, il primario è valso il 2%, le costruzioni il 5%, l’industria il 20% e i servizi il 73%. L’Italia è il secondo Paese UE nel settore agricolo e nel settore manifatturiero.
► L’Italia si caratterizza per un alto numero di imprese di piccola dimensione e per performance molto eterogenee sul mercato interno ed esterno.
► All’interno della manifattura, i settori principali sono quello delle bevande, della chimica, della farmaceutica, dei macchinari, dei mezzi di trasporto e dei prodotti in metallo. A livello internazionale risulta rinomato il comparto manifatturiero collegato al design e alla moda.
► Nel campo dei servizi, il settore principale è quello del commercio, ma risultano importanti anche i servizi relativi all’informazione, al trasporto e al magazzinaggio.

Fonti:

ISTAT – Stima preliminare dei conti economici dell’agricoltura – Gennaio 2023
ISTAT – Rapporto sulla competitività dei settori produttivi – Marzo 2023
Commissione Europea – National Accounts by Branch Of Activity – 2023
ISTAT – Registro statistico delle imprese attive – Dicembre 2021