Gli immigrati e l’economia italiana

Nel 2020, la ricchezza prodotta dall’immigrazione regolare nell’economia italiana è stata pari a circa 134,4 miliardi, circa il 9% del PIL italiano. Nei tre anni precedenti la stima era rispettivamente dell’8,7%, 9% e 9,5% del PIL.
Nel 2020, in varie regioni, l’occupazione degli immigrati regolari avrebbe superato il 10% dell’occupazione totale: Lazio (13,6%), Emilia-Romagna (13,1%), Umbria (12,4%), Toscana (12,3%), Lombardia (12,2%), Veneto (11,8%), Liguria (10,6%) e Liguria (10,6%).

Al fine 2020, gli stranieri regolari in Italia iscritti all’anagrafe erano circa 5,17 milioni (l’8,7% della popolazione) e ne erano occupati circa 2,346 milioni, circa il 10,2% degli occupati totali. Per approfondire il tema della presenza straniera in Italia, si rimanda all’apposito articolo.

La crisi Covid nel 2020 ha colpito soprattutto i lavoratori precari e le filiere caratterizzate da ampio utilizzo di lavoro stagionale. Per questo, gli stranieri hanno subito una perdita del tasso di occupazione (-3,7%) molto più forte rispetto a quella degli Italiani (-0,6%). Ciononostante, come già ribadito, l’impatto dell’immigrazione sull’economia italiana è stato importante.

Identikit degli immigrati in Italia

Nel 2020, tra gli stranieri, solo il 46,7% ha conseguito almeno un diploma di scuola secondaria superiore a fronte del 64,8% registrato tra gli italiani; tra gli immigrati 25-64enni solo l’11,5% possiede un titolo terziario, a fronte del 21,2% registrato tra i cittadini italiani. Per approfondire il tema della scolarizzazione tra cittadini e non, si rimanda agli articoli sui diplomati e i laureati in Italia.

Di conseguenza, la percentuale straniera sul numero degli occupati è aumentata negli ultimi anni e si è concentrata nei settori a basso livello di specializzazione; in primis, agricoltura, edilizia e alberghi/ristorazione. In questi settori la % di PIL prodotta da stranieri nel 2020 è rispettivamente pari al 17,9%, 17,6% e 17%. Il reddito medio pro-capite degli stranieri è di circa 22.600€ contro una media totale di 29.500€

Come già accennato, tra i 456.000 posti di lavoro persi nel 2020, un terzo riguarda lavoratori stranieri, in prevalenza donne. Per la prima volta, quindi, il tasso di occupazione degli stranieri (57,3%) scende al di sotto di quello degli italiani (58,2%).

La crisi pandemica non ha però fermato l’espansione di imprese a conduzione immigrata. Nel 2020 gli imprenditori nati all’estero sono 740.000, pari al 9,8% del totale e in aumento rispetto al 2019 (+2,3%). Le nazionalità più numerose sono Cina, Romania, Marocco e Albania, ma la crescita più significativa si registra tra i nati in Bangladesh, Pakistan e Nigeria. L’incidenza maggiore si registra nell’edilizia (16,0% degli imprenditori del settore). Unioncamere stima 650.000 imprese a conduzione straniera, il 10,7% del totale.

Impatti positivi in termini demografici e di spesa pubblica

L’ISTAT ha certificato negli ultimi anni un forte calo demografico del Bel Paese, che almeno in parte l’immigrazione ha potuto tamponare. Le stime della popolazione residente italiana al 2065 oscillano da un minimo di 46,4 milioni a un massimo di 62, rispetto ai 60 attuali.
In questo contesto, l’immigrazione è un fenomeno che garantisce almeno parzialmente un equilibrio demografico tra le fasce di popolazione più anziane e quelle più giovani. Al 1 Gennaio 2020, l’età media degli stranieri residenti in Italia (35 anni) è inferiore di oltre 10 anni rispetto a quella degli italiani (45 anni). Anche per tale motivo, il loro impatto sulla spesa pubblica per sanità è molto ridotto.

L’impatto demografico degli stranieri ha inoltre forti ricadute positive sul tasso di imprenditorialità, sulla dinamicità dell’economia e sui conti pubblici legati alla spesa previdenziale. In particolare, gli stranieri pensionati risultano una piccolissima percentuale del totale. I contributi versati dai giovani lavoratori immigrati regolari hanno permesso, da un punto di vista finanziario, di foraggiare gran parte del pagamento delle pensioni alla popolazione italiana, ben più anziana.

Il saldo entrate/uscite del fenomeno migratorio in Italia

Se si uniscono i dati MEF, INPS e ISTAT, nel 2020, i residenti stranieri regolari avrebbero versato allo Stato circa 28,1 miliardi di euro, a fronte di circa 27,5 miliardi di costi sostenuti dallo stato Italiano per il capitolo immigrazione. Di seguito l’analisi puntuale del saldo.

L’impatto dell’immigrazione per l’economia italiana sarebbe stato positivo di circa 600 milioni di euro per l’anno 2020.
Rimangono le storiche criticità che caratterizzano il flusso migratorio in entrata. In primis: lavoro nero, scarsa mobilità sociale, bassa scolarizzazione e presenza irregolare. Affrontate queste problematiche, l’immigrazione potrebbe apportare ancor più benefici all’economia italiana.

TAKE AWAY

► L’immigrazione ha rappresentato negli ultimi anni una risorsa per l’economia Italia. Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, nel 2020 gli immigrati hanno prodotto oltre 134 miliardi di euro, il 9% del PIL italiano.
► A fine 2020 si contavano circa 2,35 milioni di occupati stranieri regolari, il 10,2% del totale. La maggior parte è concentrata nei settori a basso livello di specializzazione. Il numero è in diminuzione a causa della pandemia da Covid-19. Gli imprenditori stranieri sono circa 740.000, il 9,8% del totale e in crescita.
► Gli stranieri regolari generano in Italia spese relativamente basse per sanità e previdenza sociale e ricadute positive a livello demografico ed economiche. Il saldo fiscale per lo Stato italiano è positivo al 2020. Rimangono le storiche criticità sul flusso migratorio in entrata: lavoro nero, bassa scolarizzazione e specializzazione, scarsa mobilità sociale e presenza irregolare.

Fonti:

Fondazione ISMU – XXVII Rapporto sulle Migrazioni 2021 – Febbraio 2022
Fondazione Leone Moressa – Rapporto 2021 sull’economia dell’immigrazione – Ottobre 2021
Unioncamere – Comunicato stampa su imprenditoria straniera – Giugno 2022
ISTAT – Il mercato del lavoro 2020 – Febbraio 2022
ISTAT – L’evoluzione demografica in Italia dall’Unità a oggi – 2019
INPS – Rendiconti Generali