La spesa previdenziale e assistenziale in Italia

La spesa previdenziale e assistenziale in Italia è quella spesa che permette al Bel Paese di realizzare le politiche di welfare. Tali politiche mirano a garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili. L’intero sistema del welfare italiano nel 2021 è costato circa 518 miliardi (il 49% dell’intera spesa pubblica). In questa cifra rientra la spesa pensionistica totale, il costo del sistema sanitario, le spese di funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Dal 2012 al 2021, l’aumento di spesa in welfare è stato del 20% mentre, nello stesso periodo, il PIL è cresciuto del 10%. Prestazioni previdenziali, assistenziali e sanità sono le tre voci principali.
In questo articolo non verrà trattato il sistema sanitario, per cui si rimanda all’apposito articolo, ma ci si soffermerà sulla spesa pensionistica totale, che include:
- le prestazioni previdenziali, le c.d. pensioni, finanziate con i contributi versati dai lavoratori e dalle aziende;
- le prestazioni assistenziali, ovvero le prestazioni di sostegno al reddito. Quest’ultime tutelano coloro che hanno redditi modesti; non sono finanziate direttamente con i contributi dei lavoratori, ma sono a carico dello Stato.
Spesa per welfare in Europa
Di seguito è possibile visualizzare un grafico che elenca i principali Paesi europei per spesa dedicata al welfare sul PIL. I dati EUROSTAT sono riferiti al 2020.
Di seguito è possibile visualizzare un grafico che elenca i principali Paesi europei per spesa in politiche sociali sul PIL. I dati EUROSTAT sono riferiti al 2020.
Com’è possibile evincere dai grafici, l’Italia è tra Paese UE che spendono di più per welfare e in particolare per politiche sociali. Al 2020, la percentuale italiana di spesa totale in politiche sociali sul PIL (25,1%) è più alta della media dell’UE 27 (21,7%).
Ad onor del vero, è giusto ricordare che è complesso paragonare le spese pensionistiche tra diversi Paesi. Le logiche di calcolo e i metodi di riclassificazione tra prestazioni pensionistiche e assistenziali differiscono in maniera importante tra uno Stato e l’altro. In Italia, ad esempio, tra le prestazioni pensionistiche, rientrano spesso spese di natura assistenziale. Tuttavia, i dati complessivi appaiono piuttosto chiari. In particolare, il Bel Paese sarebbe il primo per spesa in pensioni previdenziali, assistenziali e ai superstiti (19,9% verso una media EU dell’15,9%).
Prestazioni assistenziali e previdenziali in Italia
Al 1 Gennaio 2022, in Italia, si contavano circa 16,1 milioni di persone beneficiari di prestazioni di natura previdenziale e 6,66 milioni di prestazioni di natura assistenziale (invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali). Di seguito un grafico che mostra il numero di prestazioni di natura previdenziale e occupati dal 1997 al 2021. Cliccando sui valori di ogni anno è possibile scoprire il rapporto tra pensionati e occupati.
Nel 2021 il numero di occupati per pensionato ha toccato il livello di 1,421 dopo il drastico calo del 2020 a 1,385 (dovuto alla riduzione degli occupati). Il valore, pari a 1,287 nel 1997, è prossimo all’1,5, soglia necessaria per la stabilità di medio lungo termine del sistema.
Gli occupati, nonostante la battuta d’arresto dovuta alla pandemia da Covid-19, stanno aumentando costantemente, mentre si riduce o rimane stabile il numero dei pensionati. Quest’ultimo fenomeno è avvenuto principalmente grazie ad una serie di riforme negli ultimi 25 anni. Da una parte si è alzata l’età di pensionamento. Dall’altra si è passati dal sistema retributivo (un metodo per calcolare l’ammontare delle pensioni, basato sulla media delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro) al sistema contributivo; quest’ultimo è un metodo di calcolo pensionistico basato sul calcolo di tutti i contributi versati dai lavoratori nel corso dell’intera attività lavorativa.
In passato, diversamente, non è stata data molta attenzione alla stabilità del sistema pensionistico. Si pensi alla legge relativa alle “baby pensioni”, che dal 1973 al 1992 permise a più di 420.000 dipendenti pubblici di andare in pensione dopo meno di 20 anni di lavoro. Ovviamente, per assicurare anche nel futuro l’equilibrio del rapporto tra occupati e pensionati, si devono evitare politiche che, da una parte, favoriscono l’aumento dei pensionati anzitempo e, dall’altra, non incidono positivamente sull’aumento dell’occupazione.
Età di pensionamento prevista ed effettiva
Per quanto riguarda le pensioni di anzianità e vecchiaia, di seguito un grafico che mostra l’età di pensionamento effettiva rispetto a quella prevista dalla legge in alcuni Paesi OCSE. Il periodo di riferimento è 2013-2018.
Di fatto, in media, nel periodo 2013-2018, in Italia gli uomini sono andati in pensione all’età di 63,3 anni (media OCSE 65,4) contro i 67 previsti; mentre le donne a 61,5 (media OCSE 63,7) contro i 66,6 previsti.
Rispetto al passato, l’età media di pensionamento si sta alzando, ma in Italia si contano ancora 7 milioni di pensionati totalmente o parzialmente assistiti corrispondenti a soggetti che in 65/67 anni di vita non sono riusciti a versare neppure 15 anni di contributi regolari e che costano circa 26 miliardi annualmente, cui si dovrebbero sommare i 6,5 miliardi di integrazioni al minimo.
Il sistema di protezione sociale italiano è sostenibile?
Come si è visto, nel 2021 lo Stato Italiano ha erogato prestazioni assistenziali o previdenziali ad oltre 22 milioni di persone. Tale numero preoccupa considerando il costante invecchiamento della popolazione e i recenti tassi di natalità. Per approfondire, puoi leggere l’articolo sulla demografia italiana.
Per capire come affrontare le difficoltà future, occorre analizzare a fondo la dinamica della spesa previdenziale e assistenziale degli ultimi anni:
- la spesa previdenziale, seppur alta, ha fatto registrare dal 2011 al 2021 un aumento medio annuo inferiore all’1,5%, in linea con il tasso di inflazione. La dinamica della spesa previdenziale appare dunque piuttosto stabile;
- la spesa assistenziale totale è stata pari ad oltre 144 miliardi nel 2021 (era 85 miliardi nel 2011); dal 2011 al 2021 ha registrato un tasso di crescita medio annuo superiore al 5%, più di tre volte superiore a quello della spesa previdenziale. Questo è il capitolo di spesa su cui occorre prestare più attenzione.
In merito all’esplosione della spesa assistenziale, ci si sarebbe aspettato che l’enorme “redistribuzione” di denaro avrebbe ridotto di molto sia la povertà assoluta sia quella relativa. Purtroppo, i dati dicono il contrario: il numero di persone in povertà assoluta era di 2,113 milioni nel 2008 ed è passato a 5,6 milioni nel 2021. Di seguito l’andamento della spesa previdenziale e assistenziale dal 2008 al 2021, espresse in miliardi di euro.
Il welfare del futuro
A fronte di una sicura crescita della quota anziana della popolazione e di una riduzione della popolazione residente complessiva, occorre implementare interventi che sappiano centrare evoluzione demografica e ripresa del mercato del lavoro. Solo in questo modo si riuscirà ad aggredire la spesa di natura assistenziale, senza far “esplodere” quella di natura previdenziale. In tal senso sarebbe auspicabile:
- dar vita a nuove politiche familiari e di conciliazione vita-lavoro per incentivare la natalità;
- articolare una gestione dei flussi migratori coerente con le esigenze economico-occupazionali del Paese;
- lottare senza sosta contro la disoccupazione, rappresentata in prevalenza da giovani, donne e over55;
- riorganizzare i percorsi formativi e scolastici sulla base delle mutate esigenze del mercato, investendo in attività di formazione specialistica e continua. A tal proposito si legga anche l’articolo sull’analfabetismo funzionale;
- predisporre misure di age management nel settore pubblico e privato per favorire la flessibilità in uscita con strumenti poco onerosi per lo Stato;
- incentivare l’adozione di misure volte ad aumentare la produttività del settore pubblico e privato.
TAKE AWAY
► L’Italia spende nel welfare oltre il 50% della spesa pubblica. Risulta uno dei Paesi UE che più investe in questo capitolo di spesa in termini percentuali di PIL. Nel 2021 sono state erogate prestazioni assistenziali o previdenziali a circa 22 milioni di persone.
► La spesa previdenziale è piuttosto stabile, ma nel prossimo futuro potrebbe divenire insostenibile a causa del calo demografico. Nel passato sono stati commessi vari errori di programmazione, ma attualmente il rapporto tra occupati e pensionati appare sotto controllo.
► La spesa assistenziale cresce a ritmi decisamente sostenuti, ma non è sempre capace di produrre gli effetti desiderati. Per tenere la spesa sotto controllo e produrre effetti redistributivi tangibili, è auspicabile investire maggiormente in istruzione e in politiche attive del lavoro.
Fonti:
– Itinerari Previdenziali – Rapporto n.10: il bilancio del sistema previdenziale italiano – Febbraio 2023
– EUROSTAT – Government expenditure on social protection – Febbraio 2022
– INPS – Rendiconto Generale 2021 – Settembre 2022
– OCSE – Ageing and Employment Policies – Statistics on average effective age of retirement – Luglio 2020