Disoccupazione e occupazione in Italia

Il tasso di disoccupazione è un indicatore statistico che esprime la percentuale di disoccupati sulla popolazione attiva nel mercato del lavoro. In questo articolo la classe di età considerata come popolazione attiva è quella maggiore di 15 anni e minore di 74 anni.
Nel 2022 il tasso di disoccupazione in Italia è del 8,1%. Nello stesso anno, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è a quota 23,7%. Seppur entrambi gli indicatori risultino in calo rispetto agli anni precedenti, rimangono piuttosto alti, in particolare se paragonati a quelli degli altri Paesi UE.

Di seguito una panoramica dal 2004 al 2022 dei tassi di disoccupazione, giovanile e non, suddivisi per sesso.

Rispetto al 2021, anno della pandemia, nel 2022 c’è stato un forte calo del del tasso di disoccupazione totale. A preoccupare rimangono il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), piuttosto alto e le differenze in termini di genere, sia tra gli adulti, sia tra i giovani.

Un confronto tra Paesi Europei

Di seguito una panoramica sui tassi di disoccupazione (15-74 anni) e sui NEET tra i Paesi Europei al 2022. I Neet (not in education, employment or training) sono giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro. L’Italia risulta in Europa il 3° Paese per tasso di disoccupazione (dopo Spagna e Grecia) e il 2° Paese per tasso di NEET (dopo la Romania).

Sui motivi che non permettono all’Italia di equiparare i tassi di disoccupazione e occupazione degli altri Paesi europei incidono molte variabili che si cercherà di analizzare nei prossimi paragrafi: certamente le disparità in termini di genere e territoriali e il basso tasso di laureati e diplomati.

Disoccupazione per titolo di studio e area geografica

Di seguito, una panoramica riguardo la disoccupazione (15-74 anni) per titolo di studio e per area geografica dal 1977 al 2022.

Dalla serie storica si nota come il fenomeno della disoccupazione sia strettamente legato alle crisi economiche che hanno colpito l’Italia. Le ultime, del 2008 e del 2011, sembrano aver esaurito il loro effetto negativo sull’occupazione dopo il 2014.

Da un punto di vista accademico, da almeno 20 anni il fatto di possedere un titolo di studio più alto offre maggiori opportunità di lavoro rispetto alla media. Anche per tale motivo, l’Italia dovrebbe investire in politiche mirate per aumentare il numero dei laureati e diplomati.

Da un punto di vista geografico, i dati mostrano un Paese a due – se non a tre – velocità. Il Nord mostra i tassi di disoccupazione più bassi, il Centro lo segue poco al di sopra. Il Mezzogiorno mostra un tasso di disoccupazione molto superiore alla media nazionale.

Disoccupazione e riflesso sul tasso di occupazione in Italia

Il tasso di occupazione è un altro importante indicatore statistico del mercato del lavoro. Esprime la percentuale di popolazione occupata sul totale della popolazione. Nel 2018 e 2019 si sono registrati aumenti dell’occupazione e si sono superati i livelli pre-crisi 2008.

Nel 2020, anno della pandemia, si è registrato un forte calo degli occupati (-456.000), con il tasso di occupazione che è tornato ai livelli del 2017. Nel periodo post-pandemico si è registrata però una forte ripresa: il tasso di occupazione (20-64 anni) ha toccato il massimo storico di 64,8%. Il trend è dunque positivo anche se il Bel Paese risulta lontano dalla media UE (74,6%).

Di seguito, una panoramica riguardo l’occupazione (20-64 anni) per sesso dal 2004 al 2022.

Le donne mostrano un tasso di occupazione medio (20-64 anni) più basso rispetto agli uomini. Il Mezzogiorno mostra i tassi di occupazioni più bassi: nel 2022 è 73,2% nel Nord, 69,7% nel Centro e 50,5% nel Mezzogiorno. Il tasso di occupazione sale inoltre all’aumentare del livello del titolo di studio: nel 2022 è 80,6% per i laureati, 67,3% per i diplomati, 52,9% per i non diplomati.

Nel 2022 si contano in Italia circa 25 milioni di occupati, circa 18,1 milioni (il 72%) erano dipendenti e la restante parte indipendenti. Di seguito una fotografia dei lavoratori dipendenti, dal 2004 al 2022, suddivisi per età, are geografica, tipologia di contratto (determinato o indeterminato) e cittadinanza. I dipendenti sono espressi in migliaia di dipendenti.

Nel 2022, tra gli inattivi, particolare attenzione meritano i giovani Neet tra i 15 e i 34 anni, che sono oltre 3 milioni. Per approfondire la tematica della forza lavoro in Italia, puoi leggere l’articolo riguardante la Pubblica Amministrazione, la struttura dell’economia in Italia e l‘impatto degli stranieri sull’economia italiana.

Perché tanti disoccupati

Oltre alle problematiche citate relative al genere e all’area geografica, vi è anche un’importante criticità legata al mismatch (disallineamento) tra domanda (delle imprese) e offerta (dei lavoratori) nel mercato del lavoro. Negli ultimi anni, la distanza economica che separa l’Italia dalla media dei Paesi leader è in gran parte attribuibile all’incapacità del sistema economico di soddisfare la domanda di beni e servizi che il mercato reclama.

A titolo di esempio, si guardi il grafico sottostante elaborato su dati del 2019, in cui sono riportati i tassi di occupazione e gli stipendi medi a tre anni dalla laurea, per diversi percorsi universitari.

Attualmente le lauree scientifiche portano a risultati migliori di quelle umanistiche, sia in termini occupazionali, sia in termini monetari. Le facoltà umanistiche, molto frequentate in Italia, offrono spesso percorsi non aggiornati alle caratteristiche del nuovo mondo digitale. Inoltre, l’orientamento allo studio non viene effettuato in maniera appropriata nel passaggio tra le scuole medie e superiori e tra le superiori e l’università.

Ne deriva che, da una parte, occorre aggiornare i programmi scolastici, dall’altra, occorre orientare le nuove generazioni a compiere scelte più consapevoli nel mondo dello studio e del lavoro, pur rispettando le naturali inclinazioni di ogni individuo.

Investire sul futuro per invertire la rotta

Per uscire da questo impasse, occorre aumentare gli investimenti pubblici in istruzione e ricerca. Come ribadito nell’articolo che indaga le peculiarità del sistema educativo italiano, l’Italia attualmente sta investendo nell’istruzione una % di PIL minore rispetto ai suoi omologhi europei. Investire in tale capitolo di spesa avrebbe sicuramente un effetto positivo su tutti gli effetti distorsivi che incidono sull’alto tasso di disoccupazione.

In un mondo in cui il contenuto tecnologico dei beni e dei servizi è la chiave per trainare l’economia di un Paese, il sapere dovrebbe essere messo al primo posto. In Italia osserviamo tassi di analfabetismo funzionale e analfabetismo digitale troppo alti. Tali dati sono strettamente legati alla capacità produttiva di un Paese.

In questo contesto, il paradosso è che gran parte del tessuto imprenditoriale non è in grado di assorbire offerta di lavoro qualificato. Dal 2010 al 2022 più di 1 milione di italiani si è trasferiti all’estero; oltre il 23% era in possesso di una laurea.

TAKE AWAY

► Il tasso di disoccupazione (15-74 anni) nel 2022 è dell’8,1%. Il tasso di occupazione (20-64 anni) è del 64,8%. Entrambi i dati sono in miglioramento, ma nel 2022 l’Italia risulta il 3° Paese UE per tasso di disoccupazione e il 2° Paese per tasso di giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro (NEET).
► I tassi di occupazione e disoccupazione italiani dipendono fortemente dal genere (a sfavore delle donne), dalla geografia (a sfavore del Sud) e dal basso numero di laureati e diplomati.
► Oltre ad attuare specifiche politiche mirate ad attutire questi effetti distorsivi, l’Italia dovrebbe investire maggiormente nell’integrazione tra mondo accademico a lavorativo.

Fonti:

ISTAT – Annuario Statistico Italiano 2022: Mercato e lavoro – Dicembre 2022
EUROSTAT – Young people neither in employment nor in education and training (NEET), by sex and age – Aprile 2023
EUROSTAT – Unemployment by sex and age – Giugno 2023
ISTAT – Tasso di occupazione per età, regione, titolo di studio – Maggio 2023
ISTAT – Tasso di disoccupazione per età, regione, titolo di studio – Maggio 2023
EUROSTAT – Employment and activity by sex and age – Giugno 2023
AlmaLaurea – Condizione occupazionale dei laureati 2022 – Giugno 2022