Il PIL italiano

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) misura il valore di tutti i beni e i servizi finali prodotti sul territorio di un Paese in un determinato periodo di tempo.
Il PIL in Italia, come per qualsiasi altro Paese, può essere misurato in diversi modi. Può essere calcolato analizzando la domanda (consumi + investimenti fissi lordi + esportazioni – importazioni) o l’offerta (valore aggiunto + le imposte di tutte le attività produttive) di un Paese; in alternativa, può essere determinato facendo riferimento a tutti i redditi da lavoro dipendente sommati al risultato lordo di gestione delle imprese.

Infine, il PIL può essere quantificato in termini nominali (nel suo valore espresso in moneta attuale, ovvero a prezzi correnti), in termini reali (depurandolo delle variazioni dei prezzi dei beni e servizi tra un anno all’altro, ovvero a prezzi costanti rispetto ad un anno specifico), a parità di potere di acquisto (calcolandone il reale potere di acquisto nello specifico Paese e dunque permettendo una comparazione tra diversi Paesi).
Nel PIL sono normalmente considerati anche le stime dei redditi generati dall’economia sommersa, ovvero da quella porzione di economia non registrata e dunque non tassata.

Il rapporto tra PIL e felicità

Il PIL è considerato uno degli indicatori macroeconomici più significativi poiché riesce ad esprimere, in maniera sintetica, il benessere di un Paese. Inoltre, se comparato con quello di altri Paesi, permette di analizzarne il peso economico.

Non mancano però numerose critiche a questo indicatore, mosse soprattutto da non economisti. Per alcuni, il PIL non sarebbe per nulla sufficiente a misurare il benessere o la felicità in un determinato Paese; per altri, fornirebbe addirittura una panoramica fuorviante. Nel 2021 l’OCPI (Osservatorio Conti Pubblici Italiani) ha svolto un interessante confronto econometrico tra il grado di soddisfazione di vita misurato dal World Happiness Report delle Nazioni Unite e il PIL pro-capite. Ciò che è emerso che esiste una forte correlazione tra le due variabili.

Il PIL non è la sola determinate della soddisfazione di vita, ma ne rappresenta certamente una componente importante. Per analizzare nel dettaglio il livello di sviluppo e benessere di una nazione, occorre ovviamente osservarlo insieme ad altri indici, ma in maniera sintetica questo valore fornisce un’indicazione molto valida sul grado di soddisfazione e felicità di una popolazione.

L’evoluzione del PIL in Italia

Analizzando il PIL italiano in termini nominali dal 1946 al 2021 (espresso nel grafico in miliardi di euro), è possibile constatare che tra il 1980 e il 2000 il tasso di crescita medio dell’indicatore è stato di circa il 10%, contro l’1,8% registrato tra il 2000 e il 2021.

Esaminando il PIL in termini nominali, appaiono evidenti le tre grandi crisi a cui è stato sottoposto il Bel Paese negli ultimi anni. La prima, del 2008, innescata dallo scoppio della bolla immobiliare negli USA; la seconda, del 2011, che ha causato un grande aumento del debito pubblico in alcune economie avanzate con rapporti debito pubblico/Pil elevato; la terza, del 2020, legata alla pandemia da Covid-19.

Da entrambe le prime recessioni (2008 e 2011), al 2019, l’Italia non sembrava essere ancora del tutto uscita. Già prima del 2020, la crescita dell’economia italiana non teneva il passo della dinamica dell’area euro, anche a seguito del peggioramento del quadro economico internazionale. La crisi provocata dal Covid-19 si è dunque abbattuta con grande forza sul Bel Paese nel 2020. Tale crisi ha impattato il PIL italiano facendo registrare un -8,9%, contro una media mondiale di circa il -6%.

Nel 2021 la performance dell’economia italiana è apparsa decisamente buona. Dopo essersi messa alle spalle la fase più acuta della pandemia, l’economia italiana ha registrato un buon rimbalzo, intorno al +7%. Anche per il 2022 si prevede un altro anno positivo con un +3,9%.

Un Paese più lento degli altri per molte ragioni

I motivi per cui, tra il 2008 e il 2021, il PIL italiano è cresciuto sistematicamente meno rispetto agli altri Paesi Europei, sono sicuramente molti. Al netto delle dinamiche che hanno riguardato tutti gli Stati, sono evidente alcune debolezze interne. Da una parte, il pagamento di lauti interessi passivi sull’enorme debito pubblico accumulato nel passato sottrae risorse ad investimenti che potrebbero creare ricchezza in futuro. Dall’altra, vi sono evidenti criticità interne legate alla bassa produttività di molte imprese, ai bassi investimenti pubblici in ricerca e istruzione, a fenomeni corruttivi di varia natura, ad un forte peso dell’evasione e dell’economia non osservata.

Tutto ciò ha generato e genera a sua volta un elevato tasso di disoccupazione, una grave crisi a livello demografico e una scarsa propensione alla digitalizzazione del Paese.
Vi è infine un grave problema legato all’eterogeneità geografica. Di seguito un grafico che mostra il PIL pro-capite e la quota % di PIL italiano prodotta nelle singole regioni al 2021. In termini assoluti si passa da regioni del Nord estremamente ricche come la Lombardia (che conta il 22,7% del PIL e ha un PIL pro-capite superiore a 40.700 euro) a regioni decisamente più povere come la Calabria (che conta l’1,8% del PIL e ha un PIL pro-capite appena superiore a 17.600 euro).

Aggredire queste annose criticità, potrebbe far fare all’Italia un grande salto in avanti, in quanto il Bel Paese mostra forti potenzialità non espresse.

Uno sguardo al mondo

Nonostante le difficoltà appena citate, con un PIL in termini nominali di circa 1.782 miliardi di euro (dato 2021), l’Italia rappresenta una dell’economie più sviluppate al mondo. Nel grafico sottostante, che elenca le principali economie mondiali, i valori del PIL nominale dal 1990 al 2021 sono espressi in miliardi di dollari.

Dalla grafico si evince che (non considerando l’Unione Europea come un unico Paese), nel 2021:

  • le prime 10 economie mondiali per PIL nominale valgono circa il 75% del PIL nominale mondiale, stimato dal Fondo Monetario Internazionale pari a circa 97.000 miliardi di dollari;
  • gli USA valgono circa il 23,7% del PIL mondiale, la Cina il 18,3%, l’Unione Europa il 17,7%;
  • l’Italia risulta essere l’ottava economia mondiale, il 3° Paese all’interno dell’UE a 27 Stati (dopo Germania e Francia). Il suo PIL pesa il 2,2% sull’intero PIL mondiale.

Nella mappa sottostante è possibile osservare il dato del PIL pro-capite annuale (espresso in dollari) ad inizio 2023.

Le dinamiche del PIL mondiale nel futuro

La fotografia attuale del PIL mondiale racconta di un sistema economico polarizzato su tre aree (USA, Unione Europa e Cina). Molti studi suggeriscono che nei prossimi decenni il mondo avrà degli equilibri economici piuttosto differenti a quelli appena indicati. Il baricentro si sposterà significativamente prima verso l’Oriente e poi verso il Sud del pianeta.

Nel 2050, in termini di PIL a parità di potere di acquisto, gli USA, che sono attualmente al 2° posto dopo la Cina, scivoleranno al 3° posto, cedendo il posto all’India. Al 4° posto vi sarà probabilmente l’Indonesia, seguita da Brasile, Russia e Messico. La Germania e il Regno Unito passeranno al 9° e al 10° posto, la Francia all’11°, l’Italia al 22° posto. II Vietnam sarà alla 20° posizione, le Filippine alla 19°, la Nigeria alla 14°. Un mondo estremamente diverso, a cui ci si dovrà abituare relativamente in fretta.

TAKE AWAY

► Il PIL è un indicatore sintetico che permette di comprendere il peso economico e geopolitico di una nazione.
► L’Italia ha assistito ad una crescita sostenuta del PIL dal 1950 al 2000. Dal 2000 la crescita dell’indicatore risulta stagnante, a causa di fattori sistemici interni. Ciononostante, l’Italia risulta l’8° economia mondiale in termini di PIL nominale.
► Il 75% del PIL nominale mondiale risulta concentrato nelle prime 10 economie. USA, UE e Cina rappresentano circa il 60% del PIL nominale mondiale.
► La Cina è la 1° economia al mondo per PIL a parità di potere di acquisto. Altre nazioni in via di sviluppo, del Medio Oriente e del Sud del pianeta, entro il 2050 scaleranno numerosi posizioni.

Fonti:

FMI – World Economic Outlook 2023 – Febbraio 2023
EUROSTAT – GDP and main components (output, expenditure and income) – 2023
OCSE – Economic Outlook 2022 – Giugno 2021
ISTAT – Conti Economici nazionali 2021 – Dicembre 2022
OCPI – Esiste un legame tra Pil e felicità? – Giugno 2021
Banca d’Italia – Relazione annuale sul 2021 – Maggio 2022
ISTAT e Banca d’Italia – La contabilità nazionale in Italia dall’Unità a oggi, 1861-2017 – Gennaio 2020
PWC – The World in 2050 – Febbraio 2017
Banca d’Italia – Serie Statistiche Volume V, Il Pil per la storia d’Italia – Giugno 2015