Il sistema educativo italiano

In Italia, il sistema educativo è prevalentemente a trazione pubblica ed è gestito dal Ministero della Pubblica Istruzione (MIUR) e dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
L’obbligo scolastico in Italia si articola in un percorso di 10 anni. Riguarda la fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni. Entro il 18° anno di età, chiunque dovrebbe conseguire un titolo di studio di scuola secondaria superiore o una qualifica professionale di durata almeno triennale.
L’assolvimento dell’obbligo di istruzione si realizza frequentando sia le scuole statali, sia quelle non statali. Queste ultime possono essere paritarie o non paritarie. Le paritarie possono rilasciare titoli di studio aventi lo stesso valore legale delle scuole statali, a differenza di quelle non paritarie.

Le strutture

Di seguito un grafico che elenca il numero di strutture statali e paritarie inerenti la scuola statale dell’obbligo (infanzia, primaria e secondaria) su tutto il territorio nazionale. I dati fanno riferimento all’anno scolastico 2022/2023.

Si parla di poco meno di 63.300 strutture (di cui l’80% statale). Per quanto riguarda l‘istruzione terziaria (università, corsi post-diploma e dottorati di ricerca), al 2023, si contano 97 università di cui 67 pubbliche e 30 private (di cui 11 telematici). Inoltre, si contano 145 istituzioni appartenenti al sistema AFAM (Alta Formazione Aristica Musciale e Coreautica) di cui 55 conservatori di musica, 38 Accademie di Belle Arti (di cui 20 statali), 1 accademia nazionale d’arte drammatica, 1 accademia nazionale di danza, più altri istituti autorizzati (18 ex istituti musicali pareggiati, 5 istituti superiori per le industrie artistiche…).

Il numero di studenti

Nell’anno scolastico 2021/2022 risultano i seguenti numeri in termini di iscritti alle varie tipologie di scuole.

Si parla di circa 1,27 milioni di studenti iscritti ad una scuola dell’infanzia; 2,47 milioni di studenti iscritti ad una scuola primaria; 1,65 milioni di studenti iscritti ad una scuola secondaria di primo grado; 2,66 milioni di studenti iscritti ad una scuola secondaria di secondo grado; 1,82 milioni di iscritti ad un corso universitario; circa 160.000 iscritti in un istituto facente parte del sistema AFAM.

In totale si contano dunque circa 8,06 milioni di studenti iscritti alla scuole scuole dell’infanzia, primaria e secondaria e 1,98 milioni iscritti a corsi di istruzione terziaria. Si rimanda agli apposito articoli sui diplomati e i laureati in Italia per approfondire le specifiche tematiche.

I numeri del personale

Di seguito i numeri riferiti ai docenti delle scuole statali dell’infanzia, primarie, secondarie, delle università e degli istituti AFAM per l’anno scolastico/accademico 2020/2021.

Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, primarie, secondarie, in totale, si contano oltre 923.000 docenti (di cui il il 24% supplenti assunti a tempo determinato). A questi vanno aggiunti circa 228.000 unità di personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario), di cui il 19% assunto a tempo determinato.

Nelle università si contano circa 137.000 docenti a contratto e professori ordinari/associati. A questi vanno aggiunti circa 195.000 tra collaboratori, ricercatori e titolari di assegni di ricerca e 107.000 addetti al personale ATA.
Negli istituti AFAM si contano circa 160.000 docenti. A questi vanno aggiunti circa 33.000 addetti ATA.

Un confronto con l’Europa

Nel 2020 l’Italia ha investito il 4,3% del proprio PIL in ricerca e istruzione (media UE a 27 Stati 5%), pari a circa 70,7 miliardi di euro. Nel grafico sottostante è possibile osservare la spesa pubblica di alcuni tra i principali Paesi europei nel campo dell’istruzione. Il dato, del 2020, può essere letto in termini relativi sul PIL o in termini assoluti (in miliardi di €).

Nel 2020, in Unione Europea, l’Italia risulta il 3° Paese per spesa pubblica in istruzione in termini assoluti, ma solo Bulgaria (4%), Romania (3,7%) e Irlanda (3,1%) hanno investito meno dell’Italia in termini relativi sul PIL. La Germania, la prima economia europea, si è assestata su valori ben più alti rispetto a quelli italiani, sia da un punto di vista percentuale (4,7%), sia da un punto di vista assoluto (157 miliardi).

Nel grafico sottostante si evidenzia quanto la spesa pubblica destinata in istruzione sia stata più bassa rispetto a quanto misurato nei principali Paesi europei dal 2011 al 2020.

Le problematiche del mondo scuola

I dati sulla spesa pubblica appena citati si ripercuotono su molti livelli del sistema educativo pubblico:

  • per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria, i redditi degli insegnanti italiani si collocano nella parte medio-bassa della classifica dei Paesi sviluppati. Tale dato è evidente in termini assoluti, ma anche in termini relativi al PIL pro-capite e al reddito medio della popolazione laureata della singola nazione;
  • i precari sul totale dell’organico della scuola primaria e secondaria, come si è visto, risultano essere 1 su 5;
  • un reddito basso viene misurato anche tra la popolazione che ha conseguito un titolo post-universitario e si occupa di ricerca, in relazione a quello di altri Paesi avanzati;
  • i programmi delle scuole primarie, secondarie, ma anche di molti corsi terziari, appaiono spesso datati e non sempre in grado di preparare adeguatamente al processo di trasformazione digitale in corso;
  • infine vi sono dati negativi relative alle infrastrutture, che spesso risultano mal distribuite e obsolete. Di seguito un grafico che fornisce una panoramica a riguardo 58.000 strutture usate per la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria (dati anni scolastico 2020/2021).

Il futuro della ricerca e istruzione in Italia

La spesa pubblica dedicata all’istruzione – da sola – non è strettamente correlata alla qualità di un sistema educativo, ma è chiaro che al momento l’Italia non è un Paese che sta mettendo l’istruzione e la ricerca al centro della propria strategia.
Alcuni dati, relativi al fenomeno dell’analfabetismo funzionale e digitale o al numero di diplomati e di laureati, possono aiutare ad ottenere un quadro più completo – e non roseo – dei livelli d’istruzione in Italia.

Ciononostante, l’Italia risulta la culla di alcuni tra gli atenei più antichi al mondo e sede di numerosi università rinomate a livello globale. Il dato è confermato dalla QS World University Rankings, una delle classifiche mondiali più accreditate. Al 2023, con 36 università classificate tra le prime 1.000, l’Italia risulta i primi 10 Paesi al mondo.

Questi ultimi dati assumono un’accezione negativa se si pensa, che, solo nel 2019, sono emigrati circa 30.000 italiani laureati. Si consideri che uno studente laureato costa allo Stato più di 30.000€ l’anno, tra stipendi dei docenti, spese dei locali e altri servizi universitari.

TAKE AWAY

► Nell’anno scolastico 2021/2022 risultano 8,06 milioni di studenti iscritti alla scuola dell’obbligo (infanzia, primaria e secondaria) e 1,98 milioni di iscritti ad un corso di formazione terziaria (università e AFAM).
► Il Bel Paese ha un sistema educativo a trazione pubblica, ma negli ultimi anni, l’Italia è tra i Paesi europei che ha investito meno risorse pubbliche, in termini relativi e assoluti, in ricerca e istruzione.
► Nonostante gli scarsi investimenti pubblici, l’Italia annovera molti atenei prestigiosi e una lunga tradizione culturale. Per il futuro, è auspicabile implementare politiche volte a rafforzare il sistema educativo pubblico e a trattenere il talento entro i confini nazionali.

Fonti:

MIUR – Portale Unico dei Dati della Scuola – Settembre 2021
MIUR – Portale dei Dati dell’Istruzione Superiore – Settembre 2021
EUROSTAT – Government expenditure on education – Febbraio 2021
OCSE – Education at a Glance 2020: OECD indicators – Settembre 2020
Top Universities – QS World University Rankings 2023 – Febbraio 2023