Analfabetismo digitale in Italia

Per analfabetismo digitale (digital illiteracy) si intende l’incapacità delle persone di adoperare un computer e di districarsi tra le informazioni pubblicate nella rete Internet. Può essere assoluto (dove c’è una mancanza totale di conoscenza nell’utilizzo di dispositivi digitali) o relativo (quando vi sono le conoscenze basilari).
In riferimento a quanto già detto nell’articolo sull’analfabetismo funzionale, studiare tale fenomeno è fondamentale. Negli ultimi anni, l’analfabetismo digitale, ha frenato la crescita economica e ha contribuito all’esplosione del fenomeno delle fake news.
Secondo l’OCSE, nel 2018, di tutta la popolazione italiana 15-65 anni solo il 37% sarebbe in grado di utilizzare Internet in maniera complessa e diversificata. L’Italia risulterebbe 28° su 29 Paesi analizzati. Di seguito una comparazione del dato tra alcuni Paesi OCSE.
L’utilizzo poco consono dei mezzi digitale non sarebbe l’unico problema in Italia. Sempre nel 2018, nel Bel Paese, il 13,8% dei lavoratori occuperebbe posizioni ad alto rischio di automazione (media OCSE: 10,9%) e solo il 21% possiederebbe le capacità di prosperare in un mondo sempre più digitale (27° su 29 Paesi analizzati). Nello specifico, i giovani dai 16 ai 29 anni avrebbero un livello soddisfacente di competenze nell’utilizzo del computer, così come gli under 15. Il problema si evidenzia specialmente negli over 29: un terzo di essi non avrebbe alcuna capacità di comprensione dei sistemi tecnologici (media OCSE: 17%).
Conoscenze della matematica e delle scienze tra i giovani studenti italiani
Nel 2018 l’OCSE PISA ha valutato la conoscenza della matematica e delle scienze tra circa 600.000 studenti tra i 15 e i 16 anni in 79 Paesi. Queste due branche di studio forniscono infatti conoscenze utili per districarsi nell’ambito digitale e in generale per interpretare la realtà in termini razionali. Le capacità di comprensione in queste due materie sono state suddivise in 6 livelli.
Per quanto riguarda la matematica, gli studenti del livello 1 possono rispondere a domande che coinvolgono contesti familiari in cui tutte le informazioni pertinenti sono presenti e le domande sono chiaramente definite. Al contrario gli studenti che raggiungono il livello 6 possono concettualizzare, generalizzare e utilizzare le informazioni sulla base delle loro indagini e creare un modello capace di descrivere problematiche complesse.
Per quanto riguarda le scienze, gli studenti che raggiungono il livello 1 possono utilizzare le conoscenze scientifiche di base o di uso quotidiano per riconoscere aspetti fenomenici semplici. Al contrario, gli studenti che raggiungo il livello 6 possono attingere a una serie di idee e concetti scientifici interconnessi al fine di offrire ipotesi esplicative di nuovi fenomeni scientifici, eventi e processi o di fare previsioni. Interpretando i dati e le prove, sono dunque in grado di discriminare tra informazioni pertinenti e scientificamente rilevanti da quelle irrilevanti.
Di seguito i risultati dell’analisi condotta in alcuni Paesi OCSE. La figura rappresenta la distribuzione degli studenti attraverso i livelli di competenza nel campo matematico e delle scienze. I Paesi sono ordinati dall’alto in basso in ordine decrescente per % di studenti che ha raggiunto o superato il livello 2.
In tutti i paesi dell’OCSE, il 74% degli studenti ha raggiunto il livello 2 o superiore in matematica. In Italia il dato è allineato alla media OCSE. Per quanto riguarda le scienze, nei Paesi dell’OCSE, il 78% degli studenti ha raggiunto il livello 2 o superiore; il 6,8% degli studenti ha raggiunto i migliori risultati (livello 5 o 6). I dati dell’Italia, più bassi della media, sono rispettivamente 75% e 2,8%.
Le variabili che incidono sull’analfabetismo digitale in Italia
La diffusione in Italia dell’analfabetismo digitale dipenderebbe, secondo più esperti, principalmente dai seguenti fattori:
- la larga diffusione tra gli over 50 dell’analfabetismo funzionale, ovvero l’incapacità di usare adeguatamente lettura, scrittura e calcolo nella vita quotidiana;
- la mancanza delle condizioni strutturali necessarie. Nel 2018 l’Italia era al 43° posto per velocità media della banda larga a livello mondiale; nel 2019 solo il 74,7% delle famiglie era coperto dalla banda larga;
- la mancanza di motivazioni all’utilizzo di Internet. Da un punto di vista culturale non sono ancora ampiamente diffuse le potenzialità legate alle ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione). Vi è una vera e propria prevalenza della cultura umanistica su quella scientifica;
- le caratteristiche del mercato del lavoro, che, per i motivi di cui sopra, fa difficoltà a valorizzare lavoratori specializzati nell’ambito digitale. Per approfondire, si legga l’articolo che analizza la disoccupazione in Italia.
Nonostante le differenze tra i Paesi, dai dati OCSE, emerge una situazione problematica diffusa a livello globale. Tra i Paesi sviluppati, solo pochi del Nord Europa e in Asia sembrano ad oggi in grado di affrontare “a pieno” la trasformazione digitale.
Alcuni dati italiani rilevati dall’ISTAT fanno ben sperare in ottica futura, anche se sorridono a metà. Nel 2021 aumenta l’utilizzo di Internet tra i cittadini e le imprese, ma si riscontrano grandi differenze tra le famiglie con almeno un minorenne, molto più propense all’utilizzo di internet, e tra le aziende di piccole e grandi dimensioni. Solo quest’ultime sembrano utilizzare le potenzialità di internet a 360°.
Per saperne di più sul tasso di penetrazione dei social media e delle app di messaggistica istantanea e sul rapporto tra italiani e internet, si rimanda all’apposito articolo. Per approfondire l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali in ambito finanziario, si suggerisci la lettura dell’articolo sulla fintech.
Come combattere il fenomeno nel futuro
Per combattere l’analfabetismo digitale, si dovrà perseguire un progetto di inclusione digitale che coinvolga l’Italia intera. Solo così si potranno porre le condizioni per una nuova cultura dell’innovazione. In tal senso, viene consigliato di:
- potenziare la didattica delle materie scientifiche. Per approfondire il tema si legga l’articolo sui laureati in Italia;
- mettere in atto tutte le iniziative necessarie alla lotta al digital divide, ovvero al divario nell’accesso alle tecnologie, peraltro fortemente palesato durante la pandemia da Covid-19;
- affermare l’accesso alla rete in banda larga come diritto universale;
- rilanciare il percorso verso l’Open Government da parte della Pubblica Amministrazione, organizzando e gestendo i servizi pubblici al cittadino attraverso la rete e sistemi di intelligenza artificiale;
- perseguire il modello delle smart cities. Quest’ultimo prevede l’impiego diffuso delle nuove ICT nel campo della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica, al fine di rendere le città “intelligenti”.
TAKE AWAY
► Per “analfabetismo digitale” si intende l’incapacità delle persone di adoperare adeguatamente gli strumenti digitali.
► In Italia, il 64% della popolazione 15-65 anni non è in grado di usare internet in maniera complessa e diversificata. L’Italia risulta penultima tra i Paesi OCSE.
► Segnali incoraggianti arrivano dalle nuove generazioni; quest’ultime dovranno comunque migliorare le proprie performance in ambiti interconnessi al mondo digitale, tra cui la matematica e soprattutto le scienze.
► Per meglio sfruttare le potenzialità della digital transformation, nei prossimi anni risulterà fondamentale investire negli aspetti culturali e strutturali che frenano la diffusione della conoscenza in ambito digitale.
Fonti:
– OCSE – Skills Outlook 2019, Thriving in a digital world – Maggio 2019
– OCSE – PISA 2018 Results (Volume I): What Students Know and Can Do – Dicembre 2019
– ISTAT – Cittadini e ICT – Dicembre 2019
– ISTAT – Imprese e ICT – Gennaio 2022
– OCSE – PISA results from PISA 2018, Italia – 2019
– AGCOM – Broadband Map – Giugno 2018
– SGI – Otto azioni contro lo spread digitale – Novembre 2011
– SGI – Inclusione digitale – Novembre 2011
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