Il debito pubblico italiano

Il debito pubblico è il debito di una determinata nazione nei confronti di altri soggetti che hanno acquisito titoli di stato dello stesso Paese. I soggetti possono essere altri Stati, cittadini privati e aziende, nazionali o straniere. In altri termini, il debito pubblico può essere considerato come il valore di tutte le passività lorde consolidate delle amministrazioni pubbliche.
Il debito pubblico è considerato un indicatore macroeconomico importante in quanto riesce a comunicare la capacità di solvibilità e la robustezza dell’economia di uno Stato. Solitamente viene misurato in termini percentuali rispetto al PIL per relativizzare il suo peso sull’economia di uno Stato e renderlo dunque paragonabile tra diverse nazioni. Come il PIL, è un dato molto difficile da calcolare e le stime possono variare in base all’ente che lo quantifica.

Storia del debito pubblico in Italia

A Dicembre 2022 l’Italia ha un debito pubblico cumulato di circa 2.762 miliardi di euro, pari a circa il 145% del PIL italiano. Il debito pubblico è per l’economia italiana uno dei problemi più gravi. Tale indicatore infatti non accenna a diminuire, ma anzi aumenta costantemente di anno in anno. Dal 2015 al 2019 il debito pubblico lordo era già aumentato di oltre 170 miliardi. Con l’arrivo della pandemia da Covid-19, nel solo 2020, il dato è aumentato di altri 160 miliardi e nel biennio 2021-2022 di altri 190 miliardi. Di seguito una serie storica dal 1946 al 2022 che mette a confronto debito pubblico e PIL italiano in miliardi di euro.

Un fardello molto pesante e… costoso

Il debito pubblico è funzionale a coprire essenzialmente due capitoli di spesa:

  • la spesa pubblica: l’Italia nel 2021 ha maturato una spesa pubblica di circa 1.000 miliardi di euro. La spesa pubblica vale ben oltre il 50% del PIL italiano.
  • l’eventuale deficit pubblico, detto anche disavanzo pubblico. Il deficit pubblico si sostanzia quando il bilancio annuale di uno Stato chiude in negativo (ovvero la spesa pubblica totale, comprensiva degli interessi passivi sul debito, è maggiore dell’entrate pubbliche). Al netto degli interessi passivi sul debito, dal 2009 al 2020, il bilancio italiano è stato chiuso sempre in attivo. Si è registrato un c.d. avanzo primario. Nel 2021 e 2022, il deficit pubblico è schizzato a causa degli incentivi fiscali volti a rispondere alla crisi economica post-Covid19 e si è registrato un disavanzo primario.

Non considerate le variabili dovute alla risposta alla pandemia degli ultimi anni, il problema principale, per l’Italia, consiste nel pagamento degli interessi passivi maturati sul debito pubblico cumulato in precedenza. Il capitolo di spesa pubblica che puntualmente fa chiudere il bilancio pubblico italiano in deficit – e che di conseguenza fa aumentare anche il debito pubblico – è proprio questo. Dal 2009 al 2022 sono stati pagati circa 990 miliardi di interessi passivi sul debito pubblico (ca 76 miliardi all’anno). Per meglio identificare il periodo in cui il debito pubblico è andato fuori controllo, si osservi il grafico sottostante.

L’Italia è entrata da metà degli anni 2000 in un circolo vizioso, le cui radici risalgono ad errori di programmazione commessi tra gli anni ’80 e ’90. Il suo debito pubblico cumulato è così alto che gli interessi passivi sullo stesso annullano tutti gli sforzi effettuati per efficientare la spesa pubblica.

Il circolo vizioso del debito italiano

La situazione appena descritta provoca molte grane all’economia italiana:

  • da una parte, il Bel Paese è spinto ad operare tagli sulla spesa pubblica. Ciò non le consente di implementare una politica economica espansiva su larga scala e duratura. L’ultimo esempio è quello delle agevolazioni economiche sulle ristrutturazioni edilizie. Varate per rispondere alla crisi pandemica, il Governo Italiano non è riuscito a mantenerle per più di due anni;
  • dall’altra, subisce costantemente il rischio di pagare interessi passivi sul debito sempre più alti. Difatti, i creditori tendono a concedere ulteriore prestito ad un Paese molto indebitato solo dietro pagamento di alti interessi. Da questo deriva l’attenzione costante allo spread Bund-BTP. Questo indicatore misura la differenza del rendimento tra i buoni del tesoro tedeschi (Bund), considerati solidi e dunque a basso rendimento, e quelli Italiani (BTP), considerati meno “robusti”. Tale valore è attualmente “sedato” dalla Banca Centrale Europea (BCE) che ormai da anni acquista i titoli italiani tramite un programma di allentamento quantitativo (c.d. quantitative easing).

Dopo la crisi del 2012-13, fino al 2019, il deficit si stava lentamente riducendo, grazie all’andamento calante degli interessi e a un avanzo primario più o meno stabile. Nel 2019 il deficit aveva raggiunto l’1,6% del PIL (dal 2,2% dell’anno precedente), l’avanzo primario l’1,7% (dall’1,5%). Il 2020 ha cambiato le carte in tavola e aggravato la situazione della finanza pubblica. Nel 2022 il rapporto deficit/Pil italiano si è attestato all’8% (9% nel 2021), mentre il disavanzo primario al 3,7% (era 5,5% nel 2021). A pesare sull’aumento del deficit, come spiegato, è stato l’impatto degli incentivi fiscali varati per risollevare l’economia: crediti d’imposta e Superbonus per le ristrutturazioni edilizie in primis.

Chi possiede il debito pubblico italiano?

Come anticipato, negli ultimi anni, la BCE ha svolto un ruolo fondamentale nel finanziamento del debito pubblico italiano e degli altri Paesi dell’area euro. Nel 2021 la BCE ha acquistato titoli del debito italiano per circa 159 miliardi, soprattutto tramite il Pandemic Emergency Purchase Program (PEPP). A fine 2021, insieme alle altre istituzioni europee, la BCE deteneva quasi il 28% del debito pubblico. Conseguentemente, l’Italia sta riducendo il proprio debito (in termini assoluti) verso i mercati finanziari, il che contribuisce a spiegare i bassi tassi di interesse attuali sui titoli di Stato italiani.

Di seguito una serie storica che evidenzia la % di debito pubblico italiano sul PIL detenuta da privati o da istituzioni UE, dal 2009 al 2021.

Migliorare il rapporto debito pubblico/PIL in Italia

Per uscire dalla situazione di stallo italiano non esistono strategie condivise e nel corso del tempo sono state proposte più strade. Essenzialmente, per migliorare – e dunque diminuire – il rapporto debito pubblico/PIL in un determinato Paese si può puntare o alla riduzione del debito pubblico (il numeratore) o all’aumento del PIL (il denominatore).

Negli ultimi anni sembra essere prevalso – almeno a parole – l’obiettivo di riduzione del debito (tramite le c.d. politiche di austerità) che tanto austere non sono state a giudicare dai dati sulla spesa pubblica; attualmente sembra essere prediletto l’obiettivo di aumento del PIL. Per reagire alla grave crisi sanitaria del 2020, l’Italia avrà a disposizione ingenti somme per risollevare le sorti dell’economia. La politica italiana, nei prossimi anni, è chiamata dunque ad investire oculatamente solo in qui capitoli di spesa che possano creare ricchezza nel medio-lungo termine, tralasciando gli investimenti a basso moltiplicatore.

Il Bel Paese potrà attingere a oltre 190 miliardi connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il piano dovrebbe puntare su digitalizzazione, rafforzamento dell’istruzione e della salute, inclusione sociale, potenziamento dell’infrastrutture per la mobilità e sulla transizione Ecologica. La difficoltà nell’invertire la rotta dell’indicatore debito pubblico/PIL in Italia starà proprio nell’ideare politiche espansive tali da far aumentare il PIL e allo stesso tempo far aumentare il debito pubblico relativamente meno di quanto aumenti il PIL.

Uno sguardo alla situazione internazionale

Nel grafico sottostante sono elencati i 10 debiti pubblici più grandi al mondo in termini assoluti. Il debito pubblico, espresso in milioni di dollari, è calcolato a Dicembre 2022. Nel grafico è possibile osservare anche il debito in % sul PIL.

La pandemia da Covid-19 ha fatto esplodere il debito pubblico mondiale nel 2020 quasi ovunque. A prescindere dalla situazione contingente, l’Italia risulta attualmente uno dei Paesi maggiormente indebitati al mondo. Il dato è inequivocabile, sia che si osservi il debito pubblico in termini assoluti (6° Paese al mondo), sia che lo si intenda in termini relativi sul PIL (4° Paese, dopo Giappone, Venezuela e Grecia).

TAKE AWAY

► Il debito pubblico è un indicatore che misura la capacità di un Paese di gestire la propria finanza pubblica.
► L’Italia ha uno dei debiti pubblici più consistenti al mondo, sia in termini assoluti, sia in termini relativi sul PIL. La crescita del debito ha radici nel periodo ’80-’90, ma è stata esacerbata dalle crisi finanziarie del 2008 e del 2011 e, di recente, da quella sanitaria del 2020.
► La sfida dei prossimi anni sarà quella di ideare una politica espansiva tale da far aumentare il PIL e allo stesso tempo far crescere il debito pubblico relativamente meno di quanto aumenti il PIL.

Fonti:

Banca d’Italia – Il debito delle Amministrazioni pubbliche – Dicembre 2021
OPENBDAP – Il Bilancio dello Stato – 2021
OCPI – Un aggiornamento sul debito pubblico acquistato dalla BCE – Ottobre 2021
Banca d’Italia – La contabilità nazionale in Italia dall’Unità a oggi, 1861-2017 – Gennaio 2020
FMI – Global Debt – Dicembre 2019
OCSE – General Government Debt – 2019
EUROSTAT – Government statistics – 2018
Carlo Cottarelli – I sette peccati capitali dell’economia italiana – Feltrinelli, 2018