La corruzione in Italia

L’Italia, pur presentando ancora un quadro delicato, sta centrando, ormai da un decennio, un miglioramento continuo sul lato della corruzione. Il fenomeno non è sconfitto ed è storicamente connaturato al Bel Paese. Si è affermato lungo tutta la sua storia, tanto da diventare in alcuni ambienti un fenomeno costitutivo e fisiologico. La corruzione, in certi frangenti, è purtroppo ancora un saldo strumento di governo e costituisce la regola del gioco.
Ciononostante, la diminuzione dell’intensità del fenomeno è oggettiva e costante. Nel 1995, uno degli anni più bui, furono denunciati più di 2.000 crimini e oltre 3.000 persone per reati connessi alla corruzione e concussione. Dal 2016 al 2019, secondo l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione), sono stati ravvisati 152 episodi di corruzione; un caso a settimana, per un totale di 117 arresti.
La “nuova” corruzione in Italia
La nuova veste della corruzione italica è di tipo “pulviscolare“, molto differente da quella di Tangentopoli, registrata negli anni ’90. Attualmente le mazzette sono di piccolo calibro rispetto al passato; anche se il denaro continua a rappresentare il principale strumento dell’accordo illecito (48%), si ricorre sempre di più ad altre contropartite non convenzionali.
In particolare, il posto di lavoro si configura come una delle monete di scambio più gradite (13%), soprattutto al Sud; si “vendono” l’assunzione di coniugi, congiunti o soggetti comunque legati al corrotto. A seguire, l’assegnazione di prestazioni professionali (11%, sotto forma di consulenze, ristrutturazioni edilizie, riparazioni, servizi di pulizia, trasporto mobili, lavori di falegnameria, giardinaggio, tinteggiatura, prestazioni sessuali…). Infine, vi sono le regalie di vario tipo, che vengono concesse nel 7% degli episodi.
Il 74% dei casi registrati nel triennio 2016-2019 hanno riguardato appalti pubblici; per il resto, principalmente, concorsi, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie. Proprio per la natura pulviscolare che sta assumendo, il fenomeno della corruzione sembra prestarsi meglio ad essere aggredito con misure repressive e preventive.
La corruzione ai tempi della pandemia
L’emergenza sanitaria ha portato con sé un elevatissimo aumento della spesa pubblica nel 2020 e 2021. Basti pensare alla necessità urgente di approvvigionarsi di dispositivi medici e, nel medio periodo, agli appalti pubblici mirati alla ripresa economica. Nell’immediato futuro, la corruzione potrebbe drenare le risorse a questi appalti, minando la fiducia nelle istituzioni, esacerbando le vaste disuguaglianze esposte dal virus e ostacolando la ripresa.
In questo contesto, un ruolo fondamentalo lo assumerà la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici (BDNCP). Il database ha vinto nel 2018 il premio europeo come miglior registro nazionale dei contratti pubblici. Tale banca dati e gli strumenti atti ad interrogarla dovranno subire costanti revisioni tecnologiche. Nei prossimi anni si dovrà centrare la piena digitalizzazione degli appalti pubblici a livello nazionale, una maggiore integrazione con le banche dati europee e la completa apertura ai cittadini dei dati relativi ai contratti pubblici.
Durante il 2020, circa 47.000 operatori economici sono stati oggetto di verifica dell’ANAC, in linea con il dato del 2019. Sono stati avviati 1.194 procedimenti sanzionatori relativi a contratti pubblici; 250 procedimenti in materia di prevenzione e corruzione (10 sanzionatori); 213 in materia di trasparenza (20 sanzionatori); 167 in materia di incompatibilità e conflitto di interessi.
La percezione del fenomeno
Uno degli indici sulla corruzione più accreditato a livello internazionale è il CPI (Corruption Perception Index). Tale indice misura la percezione della corruzione del settore pubblico in un determinato Paese ed è estremamente importante per le sue ricadute economiche: la percezione dei fenomeni corruttivi, per chi deve fare scelte d’investimento, è una variabile determinante.
Il CPI assegna un punteggio da 0 (altamente corrotto) a 100 (per niente corrotto) a oltre 170 Paesi. Oltre due terzi dei Paesi analizzati dall’istituto ha un punteggio inferiore a 50. Dal 2012, vi sono circa 20 Paesi che hanno visto migliorare in maniera significativa il loro punteggio, tra questi vi è l’Italia, con uno degli incrementi maggiori.
Dal 2012 al 2021, l’Italia ha infatti guadagnato ben 14 punti e scalato 30 posizioni (dalla 72° alla 42° su oltre 170 Paesi). Ciò è avvenuto anche grazie all’istituzione dell’ANAC, alle misure sul diritto generalizzato di accesso agli atti, alla disciplina di tutela nei confronti di chi denuncia (whistleblower) e ad una maggiore trasparenza nei finanziamenti ai partiti. Di seguito l’andamento del CPI per alcuni nazioni Europee e USA dal 2012 al 2021.
Una comparazione con il resto del mondo
Nonostante i miglioramenti avvenuti fino al 2021, è quantomeno singolare constatare che l’ottava potenza economica mondiale in termini di PIL debba accontentarsi di un 46° posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione.
Emergono due considerazioni. Da una parte, il dato testimonia in media una scarsa fiducia del cittadino nei confronti delle istituzioni. Dall’altra, non bisogna dimenticare che la percezione della corruzione è sicuramente influenzata (in eccesso o in difetto) dal dibattito pubblico e dai media, che variano molto tra Paesi. Dunque, in parte, la negatività di questo dato è spiegabile dalla consuetudine dei media italiani di affrontare il tema della corruzione spesso e molto più frequentemente che in Paesi ben più corrotti.
Rimane il fatto che il fenomeno assume contorni preoccupanti in Italia, specie se si paragona il Bel Paese ad altri Paesi sviluppati e alla media europea (di 66 punti). Di seguito la mappa interattiva del CPI relativa al 2021.
Come sradicare la corruzione in Italia?
Occorre innanzitutto combattere la scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica e identificare i conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni; tutti fattori che rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento di un Paese.
Come ricordato anche nell’articolo sulla percezione dell’Italia, è essenziale che le istituzioni e i cittadini, sia italiani sia esteri, acquistino pieno fiducia nei confronti dell’Italia. Ciò potrà avvenire mostrandosi trasparenti, credibili e inattaccabili sul piano dell’integrità.
I Governi italiani nel futuro saranno chiamati a legiferare sul finanziamento alla politica, sull’open government, sulle attività di lobbying. Il tutto sfruttando i nuovi trend legati alla trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale.
Nuove competenze e misurazione del fenomeno
L’ANAC ha messo spesso a nudo il problema della carenza di competenze, di formazione e di personale della PA rispetto ad attività anche molto rilevanti, come la progettazione delle opere e la gestione degli appalti in generale. In tal senso, è auspicabile realizzare un massiccio investimento pubblico volto a innalzare, con nuovo personale ad elevata competenza e con un deciso rilancio dell’utilizzo delle tecnologie informatiche e della digitalizzazione, la qualità delle pubbliche amministrazioni, partendo dall’assunzione di tecnici assegnati con procedure rapide. Per approfondire la conoscenza della PA italiana si legga l’articolo in merito alla pubblica amministrazione in Italia.
Infine, come già ribadito, l’ANAC ha dato vita a numerosi progetti volti alla misurazione del rischio di corruzione a livello territoriale e promozione della trasparenza. Attraverso l’incrocio delle banche dati di diverse fonti (Dipartimento della funzione pubblica, Ministero dell’Interno, Ministero della Giustizia, Banca d’Italia, ISTAT, Corte dei Conti, Ministero dell’economia e delle finanze, EUROSTAT) si riuscirà a governare meglio il fenomeno.
TAKE AWAY
► Nel passato l’Italia ha mostrato livelli di corruzione elevata in tutti i settori. Negli ultimi anni si registrano miglioramenti. Calano gli episodi di corruzione, gli arresti. Diminuisce l’intensità del fenomeno e la percezione dello stesso a livello internazionale.
► Ciononostante, l’Italia risulta ancora poco trasparente se paragonata ad altri Paesi sviluppati.
► Nel futuro, la politica italiana dovrà dedicare gran parte della propria agenda alla lotta a questo fenomeno, che genera gravi ricadute reputazionali ed economiche. L’ANAC suggerisce, tra le tante cose, di rinnovare e digitalizzare la PA nel suo complesso e di migliorare il monitoraggio dati del fenomeno.
Fonti:
– ANAC – Relazione annuale del 2021 – Giugno 2021
– ANAC – La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare – Ottobre 2019
– Transaparency International – Corruption Perceptions Index 2021 – Gennaio 2022
– Alberto Vannucci – L’evoluzione della corruzione in Italia: evidenza empirica, fattori facilitanti, politiche di contrasto – 2010