Criminalità, sicurezza e giustizia in Italia

Negli ultimi anni, in Unione Europea, si è osservata una tendenza generale alla diminuzione dei reati denunciati. In particolare, sono calati vistosamente i furti (-21% dal 2010 al 2019) e gli omicidi (-25%). Le denunce per i reati sessuali e le aggressioni sono aumentate, ma tale fattore non è negativo in senso assoluto: negli ultimi anni è aumentata molto la consapevolezza riguardo certi delitti, che in passato non venivano denunciati. Di seguito una comparazione tra i principali Paesi europei per tasso di reato denunciato ogni 100.000 abitanti.

In questo articolo si indagheranno due fenomeni fortemente correlati, in Italia e non solo, la diffusione della criminalità e l’efficienza della giustizia. Una giustizia garantista, ma veloce – capace di assicurare pene certe e proporzionate per coloro che si macchiano di illeciti e reati – non può che impattare positivamente sulla lotta alla criminalità.

Per ottenere un quadro più preciso riguardo i detenuti nelle carceri italiane e per conoscere meglio organizzazione e numeriche delle forze dell’ordine italiane, si rimanda alle apposite sezioni.

La diffusione della criminalità in Italia

In Italia, come nel resto delle nazioni Europee, si registrano dati piuttosto positivi riguardo la criminalità. Il totale dei delitti è sceso fortemente negli ultimi anni. I dati riferiti al 2020 sono stati influenzati positivamente dalle misure di contenimento predisposte per arginare l’epidemia di Covid-19. Ciononostante, anche negli anni scorsi si potevano notare trend positivi.

Ovviamente, si riscontrano dati eterogenei a seconda del tipo di delitto. A tal proposito si guardi i dati sottostanti in cui si riporta il numero totale dei delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria dal 2006 al 2020.

I delitti totali sono calati fortemente (-31% dal 2006 al 2020): in particolar modo, i furti (-54%), i danneggiamenti (-35%) e le rapine (-60%). Allo stesso tempo, aumentano i delitti connessi alla normativa sugli stupefacenti (+9%) e i delitti a matrice informatica (+128%).

Come leggere il calo delle denunce

Il calo generale delle denunce si può imputare a diversi fattori: la diffusione di sistemi di allarmi e videosorveglianza, l’utilizzo sempre più frequente di garanzie assicurative tra pubblici e privati, una maggiore presenza di agenti sul territorio.

Si ricordi che, come ribadito ad inizio articolo, un numero minore di denunce non è per forza sinonimo di una società più sicura. Ad esempio, nel 2010, in Svezia e in Regno Unito le denunce per stupro risultavano essere 20 volte superiori rispetto a quelle registrate in Italia. Purtroppo, come certificato dall’Istat, solo un’esigua minoranza delle donne italiane vittime di stupro all’epoca aveva denunciato alla polizia quanto era loro accaduto. Paradossalmente, l’aumento delle denunce di un determinato reato potrebbe indicare un maggiore sensibilità rispetto a certi temi e dunque un più alto grado di educazione civica.

Nonostante questo effetto distorsivo, in generale in Italia si registrano dati confortanti in materia di criminalità, sicurezza e giustizia.

L’Italia sempre più sicura, ma rimangono alcune criticità

Accanto ai dati aggregati positivi, si è visto che si possono notare altri trend più stazionari o negativi.

Come già ribadito, il numero di truffe di matrice informatica è in forte ascesa. Nel 2020 gli attacchi cyber sono stati messi a segno prevalentemente utilizzando malware, tra i quali spiccano i cosiddetti ransomware, virus che limitano l’accesso ai dati contenuti sul dispositivo infettato, richiedendo un riscatto.

Inoltre, continuano ad essere molti i beni sequestrati e confiscati alla mafia annualmente. Il dato ha un’accezione positiva, ma indica ancora un forte radicamento della mafia. Tra i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, in termini di numerosità, l’associazione di tipo mafioso rimane pressoché stabile dal 2006 al 2020. Aumenta inoltre fortemente l’estorsione (63%). Calano, invece, i dati riferiti agli omicidi volontari (-53%), all’associazione per delinquere (-57%) e all’usura (-32%).

Sul lato della violenza, rimangono pressoché invariati i dati relativi alle percosse e alla violenza sessuale. Calano i delitti in materia di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione (-73%). Si rimanda all’articolo sull’economia non osservata per osservare la crescita del giro d’affari concernente la prostituzione negli ultimi anni.

Aumentano le denunce per persone scomparse, ma rimane stabile il numero di persone da ritrovare.

I territori italiani con più delitti denunciati

A livello territoriale, si osservi di seguito il numero di delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria ogni 100.000 abitanti al 2020. Prima di approcciare il grafico, occorre ricordare che la situazione in Italia è piuttosto eterogenea e ogni territorio si contraddistingue per determinati delitti; inoltre, è utile rammentare che un numero maggiore di denunce non è per forza sinonimo di minor sicurezza.

Se si considerano le denunce di tutti i reati (non solo dei delitti), Milano risulta al 2021 la prima provincia in Italia con 4.866 denunce per 100.000 abitanti, seguita da Bologna (4.637) e Rimini (4.603). Prato (4.426), Firenze (4.277), Torino (4.232), Roma (4.150), Imperia (3.955), Livorno (3.882) e Genova (3.798) completano la top10.

La lentezza della giustizia italiana

Se dal punto di vista della sicurezza e della criminalità i dati appaiono piuttosto positivi, la giustizia in Italia continua ad essere molto lenta. Tale inefficienza viene indicata, da più centri studi, come una delle cause che più incide sulla scarsa attrattività del Bel Paese per gli investitori esteri, insieme al grave carico normativo e burocratico. Per ulteriori informazioni sulla percezione dell’Italia all’estero, si consiglia la lettura dell’apposito articolo. Nel 2017 uno studio Cer-Eures stimava che i ritardi della giustizia costavano all’Italia ben 2,5 punti di PIL e circa 100.000 posti di lavoro all’anno.

Confrontare le performance della giustizia italiana con quella di altri Paesi europei è complesso, dal momento che esistono forti differenze tra i vari sistemi giudiziari. Tuttavia, l’Italia si trova nelle ultime posizioni in Europa per tutte le tipologie di processi.

Le durate dei processi in Italia

Nello specifico, in Italia, stando ai dati del 2018:

  • per quanto riguarda i processi civili, occorrono in media 2.656 giorni (527 giorni per il primo grado, 863 giorni per il secondo grado e 1.266 giorni per il terzo grado), ovvero 7 anni e 3 mesi (erano 8 anni nel 2016). L’Italia risulta tra i Paesi Europei peggiori, la media Europea per il primo grado è pari a 233 giorni;
  • per quanto riguarda i processi amministrativi, occorrono, in media, 889 giorni per completare il primo grado (erano 925 nel 2016) contro una media Europea di 323 giorni. Solo Malta e Portogallo performano peggio in Europa;
  • per quanto riguarda i processi penali, occorrono, in media, 361 giorni per completare il primo grado (310 nel 2016). La media Europea è di 144 giorni. Nonostante sia la tipologia di processo più rapido in Italia, il Bel Paese risulta tra i peggiori nella Europa insieme a Cipro, Turchia e Ucraina.

Di seguito un confronto sulla durata dei processi civili, amministrativi e penali nel 2018 tra i principali Paesi UE.

Prospettive sui processi civili

Nonostante i notevoli ritardi dell’Italia, negli ultimi anni si registrano segnali incoraggianti, soprattutto sui processi civili, che sono quelli più numerosi. Dopo il picco di 5,7 milioni di procedimenti pendenti raggiunto nel 2009, nel terzo trimestre del 2019, ne risultavano 3,3 milioni, valore minimo da inizio anni 2000. Il sistema italiano è quindi riuscito a portare a conclusione un numero di cause civili superiore a quelle in ingresso, riducendo l’arretrato accumulato negli anni precedenti. I dati disaggregati mostrano che l’arretrato è diminuito sia in primo sia in secondo grado di giudizio (rispettivamente del 7 e 11%), mentre resta in crescita presso la Corte di Cassazione (c.d. III grado).

Come in altri aspetti, sussistono marcate differenze geografiche all’interno dell’Italia stessa. Nel periodo 2014-2018 la durata media dei procedimenti nel Sud si è ridotta del 24%; rimane comunque molto distante rispetto a quella registrata nel Centro e soprattutto al Nord del Paese. Se si considera invece il tasso di smaltimento, al 2017, i Tribunali del Sud hanno registrato un tasso pari a 104,5% di casi risolti, migliore rispetto a quello dei Tribunali del Centro (104%) e a quelli del Nord (102,8%).

Velocizzare la giustizia civile in Italia

Pur proponendo alcuni provvedimenti condivisibili, i Governi degli ultimi decenni nel complesso hanno approvato manovre insufficienti a ridurre in maniera decisa la durata dei processi civili. Inoltre, nei prossimi anni, l’Italia si troverà a fronteggiare un rischio crescente di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata, sia nei settori economici da sempre d’interesse delle mafie, sia nelle nuove filiere legate alla pandemia da Covid-19. Si dovrebbe far di più in quanto migliorare la giustizia, vuol dire combattere in maniera più efficiente la criminalità e ciò vale non solo in Italia. In tal senso, è auspicabile:

  • riallocare personale impiegatizio ridondante della PA verso i tribunali e potenziare il personale con borsisti neolaureati;
  • implementare ulteriori cambiamenti al rito civile;
  • introdurre migliore pratiche organizzative e lavorative nei tribunali, intervenendo in maniera specifica per i tribunali più lenti;
  • attuare strumenti e incentivi adeguati di risoluzione extra-giudiziale e prevedere misure straordinarie una tantum per ridurre la consistenza dei processi arretrati.

TAKE AWAY

► Negli ultimi anni, in Unione Europea, si è osservata una tendenza generale alla diminuzione dei reati denunciati. Lo stesso discorso vale per l’Italia. Il calo generale delle denunce si può imputare a diversi fattori e riguarda la maggioranza degli illeciti con poche eccezioni (es. truffe di matrice informatica).
► Per quanto riguarda la velocità della giustizia, l’Italia si trova nelle ultime posizioni tra i Paesi europei per tutte le tipologie di processi, anche se si registrano timidi miglioramenti nelle ultime rilevazioni.
► Negli ultimi anni i tribunali ordinari sembrano aver ridotto le tempistiche di elaborazione e sono calati i procedimenti pendenti. Rimane però ancora molto da fare per allineare le performance dell’Italia con quella di altri Paesi sviluppati, velocizzare la giustizia e quindi combattere più efficientemente la criminalità.

Fonti:

EUROSTAT – Recorded offences by offence category, police data – Settembre 2021
Ministero dell’Interno – Dati e statistiche
ISTAT – Delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria – Aprile 2022
CEPEJ STUDIES – European judicial systems. CEPEJ evaluation report 2020 Edition – Settembre 2020
Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica – rapporto CLUSIT 2021 – Marzo 2021
IlSole24Ore – Indice della criminalità: classifica 2021 – 2022
OCPI – Gli insufficienti passi avanti di una giustizia civile lumaca – Luglio 2019
OCPI – Come ridurre i tempi della giustizia civile – Giugno 2020
Cer-Eures – Studio Giustizia, Sicurezza, Impresa – Ottobre 2017